Roadmap #30 – Cagliari

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Lo so, sono in ritardo con diverse cose, prima fra tutte la seconda parte (senza video) di discussione sulle immagini del contest “1000!”. Inoltre ho diverse idee per articoli tecnici nel cassetto, ma ultimamente il tempo è stato veramente un problema. Da un lato, quindi, scrivere questa Roadmap non dovrebbe essere una priorità elevata; dall’altro non posso non scriverla, perché chiude a suo modo un cerchio.

Qualcuno ricorderà che una Roadmap simile c’è già stata: era la numero 10, un anno quasi esatto fa. Alla fine di novembre 2012 scendevo in Sardegna per la prima volta, ospite dello studio Baldus & Bandel: fu il famoso primo workshop di introduzione alla correzione del colore. Un anno dopo sono stato nuovamente invitato, stavolta per parlare di tecniche di stampa fotografica. In pratica, un corso molto pratico di gestione del colore applicata, accompagnato da alcune considerazioni su come le immagini possano essere ottimizzate per la stampa.

Il primo ringraziamento va a Canon. Proprio perché non sono affiliato a nessun marchio credo di poter parlare senza che si pensi che lo faccio per partito preso o per spirito “di bandiera”. Ho contattato Canon in ottobre chiedendo la loro disponibilità a fornire una stampante per questo workshop, specificando che non si trattava di un grande evento ma di una classe ristretta. La disponibilità c’è stata, e pure molto ampia. Mi è stato offerto di scegliere tra uno dei tre modelli della serie PIXMA PRO: 100, 10 o 1. Ho scelto il modello intermedio (PIXMA PRO-10) che ci è stato puntualmente fornito assieme a una generosa scorta di consumabili – inchiostri e carta di vario genere.

Questo non mi ha solo fatto piacere, ma mi ha suggerito una cosa: che anche le grandi multinazionali, in questo frangente, a volte non mirano solo al pubblico di massa delle fiere ma anche a quello di nicchia dei workshop specializzati. Non è una politica promozionale così scontata come potrebbe apparire a prima vista, e mi fa credere che le proposte portate avanti con serietà (e con una certa testardaggine, lo ammetto) alla fine ritornano in termini di credibilità. Quindi posso soltanto ringraziare Canon per avere fornito una macchina che sinceramente mi ha sorpreso, e con me ha sorpreso un po’ tutti – Fabio Bandel per primo. Sono rimasto sorpreso dalla qualità delle stampe, dalla semplicità d’uso e – cosa non trascurabile – dalla silenziosità. Abbiamo stampato un po’ di tutto nelle ultime due ore di workshop, dopo le doverose introduzioni sulla percezione, sulla gestione del colore, sul perché sia opportuno applicare la maschera di contrasto (e come) prima della stampa, e i risultati sono stati molto, molto buoni. Due foto in particolare: una rigorosamente high-key (courtesy of Alessandro Mallamaci) e una, all’opposto, che più low-key di così non si poteva (courtesy of Sara Lando). In entrambe la stampante ha mantenuto dettaglio e texture anche nelle aree più critiche. Abbiamo stampato alcune foto con una saturazione molto seria, alcuni bianco e nero (che hanno mantenuto una formidabile neutralità, praticamente indistinguibile da quella delle stesse stampe realizzate forzando la macchina a lavorare con gli inchiostri neutri), una foto notturna non semplice da rendere, sempre con risultati eccellenti e un’ottima aderenza a ciò che vedevamo proiettato a schermo. Chiunque ci abbia provato sa che non è impossibile ma non è neppure così semplice – eppure abbiamo avuto meno problemi di quanti me ne sarei aspettato.

In questo senso, i partecipanti hanno gradito: lo scopo era mostrare un flusso di lavoro che permettesse di non massacrare i colori nel corso dell’ultima e più delicata fase, ed è stato raggiunto. Questo è stato rinfrancante in un workshop che è stato invece messo a rischio da due situazioni distinte: l’oggettiva difficoltà a raccogliere iscrizioni in questo momento di crisi economica e culturale; e i ben noti eventi atmosferici che hanno funestato la Sardegna negli ultimi giorni. Il giorno dopo le catastrofi che avevano colpito il nord della regione non ne sapevo nulla, perché non avevo sentito i notiziari. Fu uno studente dell’Istituto Palladio a parlarne all’inizio di una lezione, e immediatamente chiesi alla segreteria di contattare Claudia Baldus con l’ipotesi di annullare l’evento. La risposta fu che no, lo avremmo fatto comunque: in base al principio, credo, che non abbattersi significa anche restare fedeli a un’idea in cui si crede. Di questo sono molto grato.

La classe è stata una delle più attente che io ricordi, e pure di buon livello. Formata a metà da professionisti e a metà da fotoamatori evoluti, tutti in cerca di una migliore resa in stampa e tutti legati a procedure di lavoro diverse, mi ha dato molto: in particolare, la domanda scattata nel pomeriggio – “puoi spiegare gli intenti di rendering?” – mi ha sorpreso. Non è il concetto più semplice da assimilare, anche se credo di avere elaborato un modello decente per far capire come funziona il meccanismo (utilizzo l’immagine di una spugna, per vostra curiosità, che deve essere inserita in una scatola più piccola del suo volume), ma è sorprendente che venga richiesto: ci sono molte cose più fondamentali a monte, e questo è segno che esiste comunque una curiosità e una qualche forma di sensibilità a queste problematiche anche là dove le informazioni sono un po’ frammentarie e confuse. Sono molto felice di essere riuscito a infilare anche dei paralleli con il processo di stampa industriale, offset in particolare, delineando alcune idiosincrasie di CMYK, i limiti del processo, come giocare in difesa preventiva per evitare catastrofi. Anche perché, hai visto mai?, può sempre capitare di dover uscire in CMYK, e almeno un’idea di massima dei problemi che questo metodo colore può generare non fa male.

Un workshop che resterà nella mia memoria, dunque: con un grazie sentito a Claudia Baldus e Fabio Bandel, nonché ai loro preziosi collaboratori Marco Ciampelli e Laura Marchiori. E anche a Corrado Cabras, che ci ha raggiunti a cena venerdì sera nel classico spirito “leggero” che accompagna i momenti prima e dopo questi eventi. Un grazie alla Sardegna per lo spirito che avevo già intuito lo scorso anno: riservatezza e calore, sorrisi sinceri – e, lo ammetto, una leggera nostalgia nonostante il freddo e la pioggia, sorprendenti rispetto all’estate tardiva dello scorso anno.

La prossima settimana toccherà a Roma: ci sono due eventi in programma – uno dei quali “a porte chiuse” presso la Scuola Romana di Fotografia. Venerdì pomeriggio terrò un workshop intitolato “Skintone” dedicato interamente alla lettura del tono dell’incarnato e al suo trattamento, e ne vedremo certamente… di tutti i colori. Sabato, invece, al Creative Pro Show, con l’annunciato intervento che partirà dalle impostazioni colore di Photoshop per definire alcune regole auree da rispettare nel trattamento dei profili colore all’interno di un flusso di lavoro volto a garantire la coerenza cromatica da inizio a fine.

Dopo questi due eventi chiuderò quest’anno difficile ma interessante. Prima della fine del mese pubblicherò i commenti alle foto rimaste escluse dal video del contest “1000!” e anche, spero, qualcosa di tecnico, nonché un doveroso articolo di chiusura d’anno.

Infine, visto che un blog è in fondo un diario, la coincidenza della data mi suggerisce di rivelare che oggi (anche se sto sforando di circa un’ora), 1 dicembre 2013, sono dieci anni esatti che ho preso sede nel mio attuale studio e nella mia attuale casa. Per la serie: “come passa il tempo…” Curiosamente continuo a pensare che questa sia “la mia nuova sistemazione” anche se è passata sotto i ponti più acqua di quanta riesca a ricordare. Ma come disse un mio caro amico qualche tempo fa, “it is my hope and drive that this may continue” – “è mia speranza e motivazione che tutto questo possa continuare”.

Grazie a tutti per l’attenzione, come sempre! E a presto.
MO

8 commenti su “Roadmap #30 – Cagliari”

  1. Grazie Marco, che hai la grandissima capacitá di unire elevatissima competenza, comunicativitá e umanitá.
    Vabbé, ti perdono anche per avermi parlato – davanti ad una tazza di caffé bollente, ieri pomeriggio – di due fotografi che non conoscevo e che mi hanno fatto seriamente pensare di cambiare mestiere:)
    Grazie ancora ai miei colleghi, ai partecipanti, a Canon Italia. Sono tempi ‘strani’, per usare un eufemismo, e siamo felici di avere avuto ottimi riscontri per questo workshop che qualcuno potrebbe pensare ‘di nicchia’. Si potrebbero fare mille considerazioni, sulla crisi, sul destino della professione, ma questa non é certamente la sede. Grazie davvero di cuore a Marco per essere stato ancora una volta dei nostri:)

  2. Ad avere del tempo libero a volontà verrei ogni volta…. è sempre un piacere vedere come fai a rendere “a prova di bambino” concetti difficili. Deve essere stato un Ws davvero interessante (peccato la lontananza). A presto

  3. Marco grazie tante 🙂
    Anche questa volta torno a casa con un carico di gratificazione, non solo perché grazie al tuo workshop un aggiunto un altro importante tassello per la mia formazione personale, ma anche perché ancora una volta ho avuto la riprova di quanto sia importante organizzare momenti d’incontro come quello di quest’ultimo fine settimana.
    Grazie anche allo studio per le fiducia riservata.

  4. Ciao Marco, volevo chiederti solo una curiosità: quali sono le ragioni che ti hanno portato a scegliere la PIXMA 10 e non le altre due stampanti?
    ciao

    1. Dario, ti do una risposta molto onesta – forse spiazzante. Magari qualcuno la considererà poco professionale, ma è la verità.
      Sono ancora molto, molto sorpreso quando qualcuno reagisce positivamente a una mia richiesta; come ho scritto, non è così ovvio che una multinazionale sia sensibile nei confronti di una richiesta mirata a un piccolo gruppo di persone.
      Avevo tre possibilità: all’interno di una serie di macchine pensate per un’utenza professionale, scegliere la “mini”, la “midi” o la “maxi”. Ho optato per la seconda ragionando che era un buon compromesso, probabilmente il più appetibile in media per un’utenza normale; e in base al principio che se una stampante intermedia funziona bene, a maggior ragione la sua sorella maggiore funzionerà altrettanto bene se non meglio, perlomeno in linea teorica.
      E per come sono fatto io non mi andava di giocare “pesante” approfittando a priori di una disponibilità per portare a casa il modello di punta. Sono profondamente convinto che per avere dei buoni risultati serva una buona tecnologia; ma una buona tecnologia senza un utilizzo ragionato e pensato è inutile. Quindi, mischiando tutto assieme, ho preferito puntare sul modello a metà del pendio, per così dire. E sono molto soddisfatto di poter dire che risultati sono stati più che lusinghieri.
      Per strana che possa sembrare, la motivazione è questa. La stessa che a volte mi spinge a dire “devo fare questa immagine, ma mi autoimpongo di non utilizzare più di tre livelli”. È semplice autodisciplina: se fai bene con meno del necessario, puoi fare splendidamente con il necessario. Less is more.

      1. ok grazie. Queste stampanti sono tra gli “innumerevoli” oggetti dei miei desideri…..al momento inarrivabili. Ed ero curioso di capire se c’era qualche considerazione tecnica dietro la scelta che poteva arricchire quanto già descritto in test e recensioni (tra cui anche la tua). ciao

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