Roadmap #10 – Cagliari

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Normalmente le Roadmap vengono scritte immediatamente dopo gli eventi a cui si riferiscono o addirittura nel mezzo, soprattutto quando sono eventi che durano più di una giornata. Non questa volta: il workshop di Cagliari si è concluso ieri e ho deciso di attendere il ritorno a casa per scriverne, perché avevo diverse cose da mettere a fuoco. Soprattutto temevo che questo potesse diventare un post lungo, e scrivere da una stanza d’hotel su un piccolo iPad non è esattamente comodo, se la digitazione riguarda più di poche righe.

Cagliari, dunque; ovvero quella che resterà nella mia memoria come la mia prima visita in Sardegna, visto che non ci ero mai stato prima. Raramente ho avuto il fermo desiderio di non ripartire da un posto, e credo quasi mai quanto stamattina, mentre aspettavo Fabio Bandel – organizzatore del workshop assieme a Claudia Baldus – per la sua ennesima cortesia di darmi un passaggio fino all’aeroporto invece di affidarmi a un taxi.

Questo workshop, pensavo mentre attendevo, in un certo senso è arrivato in ritardo di un anno. Claudia aveva provato a organizzare un CCC di due giorni nel 2011, più o meno in questo periodo, ma a un certo punto ci eravamo entrambi resi conto che i tempi forse non erano maturi e avevamo deciso di spostarlo, di comune accordo. Talvolta questo prelude a eventi che avrebbero dovuto esserci ma che non ci saranno mai; ma non quando la volontà di organizzarli è pari a quella di Claudia. Una forza gentile, la definirei, vista nei suoi occhi anche durante il nostro breve incontro (l’unico, fino a questi giorni) al Photoshow di Roma, dove ci eravamo frettolosamente ripromessi di tornare a parlare del progetto. E così abbiamo ripensato l’organizzazione, proponendo un workshop più agile di un corso vero, senza esercitazioni, progettato per portare avanti quel Creating.Color.Culture che è il secondo acronimo di CCC dopo Color Correction Campus. Ci aspettavamo una decina di persone: a venti abbiamo chiuso (o cercato di chiudere) le iscrizioni, e alla fine i partecipanti ufficiali sono stati ventisei. Alcuni hanno attraversato letteralmente tutta la Sardegna, partendo al mattino presto, per essere con noi a Cagliari all’ora giusta.

Il Campus Tiscali, che ci ha ospitati, incute un reverenziale timore. Potete trovarne le foto su Google, ma quello che non potrete fare è immaginarne le proporzioni, a meno che non lo abbiate visto da vicino. È, semplicemente, impressionante. Le Roadmap, per tradizione, non contengono immagini, tag o link, ma per questa faccio un’eccezione:

Tiscali

 

Questa è la prospettiva del passaggio tra i diversi blocchi della struttura all’altezza della nostra aula. Alle spalle, stessa cosa – ma diverse volte più lunga. E il Campus, sabato, era chiuso: in pratica c’eravamo solo noi, al posto delle ottocento persone, mi si dice, che ci lavorano ogni giorno. Era più o meno come avere in mano le chiavi di una piramide egizia. Ma, miracoli della volontà, dell’organizzazione e della cura per i dettagli, il bar interno è stato tenuto aperto apposta per noi, per permetterci di consumare un pranzo che, nella sua semplicità, è stato perfettamente appropriato e delizioso. I coffee break sono stati organizzati direttamente in aula: una logistica perfetta, una formula da ripetere.

Un workshop con qualche grossa novità, tra l’altro. La prima, l’esperimento sulla percezione che siamo riusciti a organizzare grazie alla disponibilità di Corrado Cabras e della sua Photofuture, che ci ha fornito una fantascientifica Rotolight Anova: si tratta di un floodlight a tecnologia LED la cui temperatura colore può essere variata su un range molto ampio a passi di 10K con assoluta precisione. Questo ci ha permesso di scattare una serie di ritratti improvvisati dello stesso soggetto a diverse temperature colore, bloccando la macchina su un bilanciamento del bianco dato in precedenza, e di proiettare immediatamente gli scatti confrontando la loro resa con quella del soggetto, rimasto in posizione, sottoposto nuovamente allo stesso tipo di luce. Corrado e il suo assistente si sono resi disponibili fin dal primo mattino, e hanno fornito la prova a chi partecipava del fatto che un sensore digitale non è in grado di compensare le differenze cromatiche come l’occhio umano. La seconda, il fatto che ho deciso di inserire una sezione di circa venti minuti sulla gestione del colore, dal momento che nei corsi e nei workshop passati ho notato una discreta confusione concettuale sulla materia. La terza, il fatto che ho riservato un’ora in cui ho mostrato immagini e tecniche di correzione che non erano state scelte a priori: le ho pescate quasi al volo, raccogliendo i feedback durante le pause e cercando di andare in direzioni che fossero di massimo interesse per i partecipanti. Tutte e tre le cose, in retrospettiva, mi sembrano aver funzionato molto bene, anche perché compiono la transizione dal termine seminario, che non mi è mai stato particolarmente simpatico, al termine workshop, che evoca il laboratorio, l’interazione, il provare a fare le cose con le mani (correndo il rischio di fallire, ovviamente).

Ripensavo a tutto questo mentre l’aereo decollava e sbirciavo il bellissimo panorama sardo dal finestrino. L’unica espressione compiuta che mi viene in mente per descrivere queste giornate è in inglese, e non credo sia traducibile direttamente: a life-affirming experience. Il senso, credo, è chiaro, ma nel dubbio: affirming nel senso che è un’esperienza che dice a qualcosa. E quel qualcosa è, a ben guardare, la volontà di fare e di procedere lungo un percorso nonostante le difficoltà e le occasionali delusioni. Se vogliamo, è dire di sì al proprio (benevolo) demone interiore. E in una giornata come quella di oggi caratterizzata da prevedibili polemiche sul senso delle scelte, della democrazia, dell’affermazione di un principio, vorrei dire questo: non parlo mai di politica, perché non credo che competa a un blog come questo farlo; ma eventi come quello di Cagliari dimostrano solo che volere è potere e che nel lungo periodo la gente risponde a ciò che è proposto con onestà e serietà. Se questo funziona nel campo della didattica di Photoshop, forse, potrebbe funzionare anche su una scala più ampia.

In realtà, a sole poche ore di distanza, tutto si confonde e si mescola già nei miei ricordi. Non so separare bene il momento delle mie spiegazioni dalle chiacchiere scambiate con i partecipanti, dalla passeggiata notturna sul bastione, dagli spaghetti ai ricci, dalla sorpresa di vedere qualcuno fare il bagno in mare il ventitré novembre grazie a una temperatura più che primaverile, dai ricordi di Fabio da me interrogato sull’ultimo concerto terreno di Andrea Parodi (il mio passato musicale mi perseguita, non posso farci nulla), dalle risate di Claudia al mio tentativo di parlare sa limba sarda, la lingua sarda. Già, perché ho realmente sfiorato il ridicolo aprendo il workshop con la frase (che spero di trascrivere in maniera almeno dignitosa) “seu meda prexau de si bi tottusu innoi po chistionai de caborisi e atras cosas bellasa”. E mi duole molto di non riuscire a mettere, da solo, la stessa frase al passato prossimo, e di doverlo quindi fare in italiano: perché davvero, in retrospettiva, “sono stato molto contento di vedervi tutti qui per parlare di colori e altre belle cose”. Tante belle cose, tantissimi colori. Grazie Claudia, grazie Fabio, grazie Corrado, grazie a tutti. Si riparte da qui.

Alla prossima.
MO

7 commenti su “Roadmap #10 – Cagliari”

  1. Siamo stati onorati di averti a Cagliari per questo evento e sono rimasto davvero colpito per la tua passione, per la tua cultura e per la tua incredibile competenza. Ma ciò che mi ha più colpito sono state la tua umanità ed empatia senza dubbio fuori dal comune, la modestia e la grande capacità di ascolto.
    Grazie ancora, a si biri!

  2. Ciao Marco,
    la sardegna non si muove mica 🙂 Siamo al centro del Mediterraneo da Millenni. Ora sai dove trovarci. Personalmente non apprezzavo la scelta della sede Tiscali per la sua posizione isolata e dal mio punto di vista alienante. Ma, sarà stato l’argomento e il workshop, non me ne sono reso conto. Grazie agli organizzatori per l’impegno profuso e grazie a te per la competenza e la passione.

    PS: camminare per strada e valutare le dominante di ciò che ti si para davanti, chiedendoti se la a è positiva o negativa, è un grave sintomo?

    1. No, Mirko – è normale. Diventa grave quando inizi a chiederti “come sarebbe il canale B se scattassi una fotografia di questa scena?”. Ti accadrà, circa, dopodomani. 🙂
      Grazie e a presto!

  3. Ciao Marco,
    grazie per aver deciso di confermare anche la tappa di Cagliari, e ovviamente grazie anche agli organizzatori. Attraverso quest’ultimo Workshop ho scoperto un nuovo mondo che mi spinge ad osservare e studiare i miei semplici scatti sotto un altro punto di vista. Come simpaticamente ho scritto nella mia bacheca dopo essere uscito dal centro TISCALI…anche qua posso confermare che vedo il mondo attraverso flussi di colore.
    Concludo con una domanda importantissima….. ma la foto di gruppo? 🙂
    A presto…ciao!!

  4. Ciao Marco, vorrei comunicarti alcune mie personali considerazioni/sensazioni sull’incontro di Cagliari. Sabato è stato il mio secondo approccio nel mondo dei workshop rivolti alla fotografia digitale e devo ammettere che sono rimasto sorpreso dalla tua padronanza e competenza sulla materia. Ma, la cosa ancora più sorprendente è stato il tuo metodo: verso le 17 del pomeriggio, dopo un intensa giornata di lezione guardarsi intorno nell’aula e trovare tutti i partecipanti attenti come se il corso fosse iniziato appena da 5 minuti è stata una vera sorpresa. Mi va di raccontare un episodio che può sintetizzare tutto il lavoro di quella giornata. Domenica 25 Novembre, insieme ad altri amici fotoamatori avevamo organizzato un paio di scatti nelle vicinanze di Elmas Cagliari. Come sempre succede, in queste occasioni, dopo ci si confronta sul lavoro svolto, sulle scelte di post produzione, su inquadrature ed altre scelte tecniche. Uno dei colleghi mi ha fatto questa osservazione: … questi ultimi due scatti che hai postato escono un pò fuori dal tuo solito stile, ..sono piene di luce. A me è venuto spontaneo rispondere: … in effetti è vero ho cercato di mettere in pratica quanto appreso al corso di CCC fatto con Marco Olivotto, non è la luce della macchina fotografica, ma è la mia macchina umana che aggiunge luce…
    Credo che questa mia osservazione sintetizzi in breve quanto appreso durante il workshop di sabato. A casa mi sono portato la consapevolezza che dovevo sperimentare un modo nuovo di vedere la luce e dare anima ad ogni scatto che farò in futuro. Detto questo, aggiungo in conclusione un ringraziamento agli organizzatori, perché le scelte logistiche fatte sulla struttura di Tiscali si sono rivelate utili ed efficaci per un proficuo svolgimento del workshop.
    Cordiali saluti Marco Dajethy

    1. Grazie di cuore, Marco! Ho visto una delle immagini a cui ti riferisci qui e la trovo molto interessante, così come altri tuoi lavori su flickr. Come ho cercato di continuare a ripetere, lo scopo di queste tecniche alla fine è di raggiungere un punto di equilibrio che però non è necessariamente il punto d’arrivo; ma, semmai, il punto di partenza noto da cui poi si muove la sensibilità del fotografo. Vedendo il tuo stile, penso che questa potrebbe essere una strada interessante per te. A presto!

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