Per una curiosa coincidenza, sono passati cinque anni e mezzo precisi, perché quel giorno era il 12 ottobre 2007. Il luogo era Foyles, Charing Cross Road, Londra, forse la più grande libreria d’Europa, ed ero con mia madre all’inizio di un viaggio rimandato per anni che le avevo quasi imposto di fare prima che diventasse troppo anziana. Avevo sempre desiderato portarla a Londra, ed eravamo partiti la mattina del giorno prima: 11 ottobre, il suo compleanno.
Su uno scaffale della sezione dedicata alla fotografia trovai per caso un libro intitolato Professional Photoshop. L’autore, Dan Margulis… e chi era? Lo sfogliai e lo comprai quasi a scatola chiusa solo perché sembrava assai diverso da qualsiasi altro libro che avessi letto sull’argomento, e vi assicuro che ne avevo letti molti. Uscii dal negozio con una borsa pesante che mi trascinai dietro fino a sera.
Quando rientrammo allo Holiday Inn di Belgrave Road iniziai a leggere. Cinque ore più tardi, con l’alba che premeva alle finestre e gli occhi che mi bruciavano per la stanchezza, ero ancora lì a leggere: sembrava che in quelle pagine ci fossero tutte le soluzioni ai problemi che avevo affrontato per anni, soprattutto quelli relativi alla prevedibilità della resa cromatica dei miei lavori. Sembrava, però: non avevo Photoshop con me per provare. Conclusi che l’autore poteva solo essere un genio – oppure un pazzo. Quando rientrai a casa mi misi al lavoro e nel giro di due giorni avevo deciso che Margulis era tutto fuori che pazzo; anzi: era il primo autore che trovavo che realmente dicesse le cose.
Gli scrissi per ringraziarlo e mi rispose. Meno di un anno dopo venne in Italia e mi invitò a conoscerlo; ci incontrammo dalle parti di Cortina D’Ampezzo. Quella sera, a cena, prese un tovagliolo di carta e delineò rapidamente per me tutti i passaggi di un nuovo flusso di lavoro su cui stava lavorando. Lo aveva chiamato PPW, ovvero Picture Postcard Workflow. In prima battuta mi sfuggì che con il termine “Postcard” Margulis non si riferisse tanto alle cartoline illustrate quanto ai nobili dipinti del Canaletto e della sua scuola veneziana, vere e proprie palestre di cromatismo e morbidezza tonale. Fu in quell’occasione che decisi davvero di diventare suo allievo. Sarei andato senza alcun problema negli USA, per studiare con lui, ma il primo corso italiano arrivò circa un anno dopo, nell’ormai storica sede di Corciano, per l’organizzazione di PS School di Alessandro Bernardi. Il resto è storia nota.
Prima o poi scriverò un articolo sui principi di base del PPW, ma non ora. Quello di cui vorrei parlare oggi è la mia esperienza di beta-reader del libro, che mi ha coinvolto per mesi a cavallo tra lo scorso anno e l’inizio di quello attuale. Vorrei raccontarvi com’è andata.
Il PPW, nato nel 2007, corse avanti velocemente, evolvendosi e mutando spesso forma nell’arco degli anni, come qualsiasi flusso di lavoro che davvero si basi su un desiderio di ricerca ed espansione degli orizzonti attuali. Fu così che nell’estate 2011 mi trovai quasi senza accorgermene a collaborare alla realizzazione del pannello per Photoshop destinato a supportare il flusso di lavoro; un pannello nato da azioni concepite da Dan che Giuliana Abbiati aveva arricchito e ricodificato con le sue formidabili capacità di scripting; e che Alessandro Bernardi aveva giustamente ritenuto di supportare anche perché stava per uscire il suo videocorso sul PPW realizzato proprio con Margulis (e, per inciso, appena aggiornato alla nuova versione in questi giorni). Per me tutto iniziò con una mail di Dan che, dal nulla, mi chiese se sarei stato disposto a scrivere qualcosa sull’effetto Helmholtz-Kohlrausch per la documentazione del pannello PPW: sapevo di cosa si trattasse, ma un articolo che sarebbe poi stato presentato da lui davanti alla platea internazionale del Photoshop World a settembre mi sembrava una responsabilità non da poco. Obiettai che non sapevo poi molto su quell’argomento, e la risposta fu che ero in buona compagnia: “nessuno sa molto su quell’argomento – quindi perché non ne scrivi?” L’adorabile pragmatismo degli americani: a volte è utile.
Insomma, questo è il motivo per cui nella documentazione del pannello trovate un mio articolo. Diedi anche una mano a tradurre in inglese parte degli articoli di supporto realizzati da Alessandro: fu un lavoro intenso e a volte pressante, ma molto positivo. Ancora una volta, dopo averlo finito, pensai che la mia esperienza diretta con il PPW sarebbe finita lì.
Invece nel mese di maggio 2012 venimmo informati in forma abbastanza riservata che che Dan aveva in cantiere un libro su questo argomento. La cosa non poté non farmi piacere, perché erano ormai cinque anni che non pubblicava qualcosa su carta. Meno di due mesi dopo venivo inserito nel gruppo dei beta-readers, ovvero i dodici prescelti che hanno avuto l’onore e l’onere di fare le pulci al testo, alle idee, al metodo. Assieme a me, a rappresentare l’Italia (che in questo momento è certamente la nazione in cui Margulis ha recentemente guadagnato più seguito grazie alle iniziative divulgative e didattiche che a turno hanno visto impegnati più o meno tutti i membri del gruppo storico nato attorno alle prime classi italiane) c’era Alessandro Bernardi, con l’aggiunta di Daniele Di Stanio che si era assunto il compito di gestire la complessa logistica del coordinamento di dodici lettori sparsi tra l’Australia e il Nord America.
Ho scoperto che fare il beta-reader di un libro del genere è una faccenda parecchio faticosa, anche perché Dan di certo non si pone nella posizione di chi fa pesare la sua autorità. Se hai qualcosa da dire, anche critico, anche feroce, lo dici – punto. Anzi, lo devi dire. E per incredibile che possa sembrare, vieni ascoltato. Verso la fine del lavoro, ad esempio, io e Alessandro ci siamo trovati tutti contro nella valutazione di una certa immagine. La sparatoria virtuale è stata intensa ma divertente, sempre condotta con il massimo rispetto – ma senza falsi pudori e senza peli sulla lingua. Dal mio punto di vista è stata un’esperienza formativa indimenticabile; credo di avere passato più di un centinaio di ore a commentare ogni paragrafo, cercando imprecisioni, interrogandomi sulla chiarezza di certi passaggi, ripercorrendo le correzioni una per una per capire fino in fondo le ragioni di certe scelte – e via dicendo. E lo stesso, forse anche di più, hanno fatto i miei undici compagni di viaggio. Ciononostante sono rimasto davvero sorpreso e toccato quando ho visto il mio nome citato sei volte nell’indice analitico del libro, assieme a quello di altri beta. Ho perfino avuto l’onore di vedermi attribuita una tecnica da me elaborata per evidenziare le aree affette dai cursori “Fondi se” presenti nella finestra Stili di livello in Photoshop.
Quando ho infine ricevuto il libro direttamente dalle mani di Dan, una decina di giorni fa, ho provato una sincera emozione. I contenuti del pdf erano analoghi: ma un libro è un’altra cosa. È un oggetto denso e pesante che ti porti dietro, dimentichi aperto quando ti addormenti e rivisiti continuamente. 450 pagine di tecniche e considerazioni, teoriche e pratiche, su quale direzione stia prendendo la correzione del colore in Photoshop in questo inizio di secolo, supportate da un pannello che sembra poter fare miracoli ma che in realtà funziona perché condensa praticamente tutto ciò che è oggi noto nel campo della correzione del colore: in tutta onestà, non avrei potuto sperare di trovarmi in un posto migliore di questo libro, per quanto riguarda la materia che amo e che io stesso insegno. E di certo non avrei mai e poi mai pensato di finire a lavorare al primo libro pubblicato dopo la mia scoperta londinese di ormai sei anni fa. Né tantomeno di esservi citato assieme ai miei corsi – che non avrei mai iniziato a tenere se non fosse stato per Dan.
Questo libro è in realtà molto di più: è un libro 2.0, se vogliamo. Innanzitutto c’è il pannello. Poi c’è un sito collegato realizzato da Daniele Di Stanio che offre non meno di dieci ore di video didattici su tutti gli argomenti principali trattati nel volume, uno dei quali è mio; gli altri sono di Dan e di Alessandro Bernardi. Dal sito si può acquistare il libro, scaricare il pannello, leggere il blog, visualizzare i video di supporto. In un video conclusivo, compaiamo tutti e quattro (Giuliana Abbiati compresa) in un interessante esame di diversi aspetti del PPW, compreso quello didattico. I video sono in inglese, vista l’internazionalità del progetto, ma una versione italiana del mio video su Applica immagine, realizzata ad hoc, è disponibile sul sito di Daniele Di Stanio – Albero del Colore – per chiunque abbia frequentato uno dei miei corsi in classe o sia naturalmente iscritto al laboratorio di Daniele. Cliccando su questo link potete vederne una brevissima anteprima in bassa risoluzione. Davide Barranca ha pubblicato pochi giorni fa delle interviste ad Alessandro, Daniele e me, con l’aggiunta di alcune considerazioni fatte da Dan in persona: sono in lingua inglese e potete leggerle qui.
Il libro ridefinisce in buona parte il flusso di lavoro canonico che ha caratterizzato la correzione del colore per diversi anni. I principi di base sono gli stessi di sempre; anzi, sono stati addirittura approfonditi con uno scavo che punta sempre maggiormente all’imprescindibile aspetto percettivo. Non cancella nessuna delle tecniche passate ma propone un flusso di lavoro alternativo che punta alla velocità di esecuzione e alla qualità dei risultati. Io personalmente lo consiglierei sia a chi conosce già le tecniche tradizionali sia a chi si sta avvicinando per la prima volta alla correzione del colore in Photoshop. Quello di cui sono quasi certo è che diverrà un classico, come i volumi precedenti: e non ringrazierò mai abbastanza Dan (e anche il mio destino) di avermi fatto trovare vicino ai binari mentre il treno passava – e si fermava dalle mie parti. Aggiungerei, lo ringrazierei anche di non avermi investito. Ma credetemi: leggetelo, ne vale la pena.
E infine: Dan mi aveva definito, già nel 2009, “uomo del Rinascimento”. Che io sia stato un seguace affezionato credo sia vero. Un leader coraggioso? Non lo so. Un irriducibile innovatore? Lo spero. Ma ciò che più di tutto questo mi sta a cuore è quel cadere di parole dopo l’ultima virgola, che porterò sempre con me: “and great friend”. Con il punto alla fine. Ovvero, certe cose non si discutono.
Grazie di tutto Dan, amico mio.
MO
grande Marco!!! complimenti a tutti per il gran lavoro fatto!!!!!!
e, come sempre, grazie per la condivisione!!
ma il PPW tools 3.0 è già disponibile???
che dire, quando la grande professionalità intreccia una massiccia dose di umanità, non c’è crisi che tenga!
Preso!
Davide: sì – il pannello è disponibile tra le risorse gratuite del sito ufficiale: http://www.moderncolorworkflow.com/free-resources
Chi acquista il libro ha accesso anche alle risorse private, che comprendono i video nonché un cospicuo numero di immagini utilizzate nel libro per le esercitazioni.
Simone: non te ne pentirai, vedrai… 😉
Grazie per le info!!
bello scatto: Rainy Day
Grazie Martina, ma il merito è di Paola… l’ho trascinata fuori, tieni ‘sta Canon, clicca qui. È andata bene. 🙂
Complimenti vivissimi. Quello che Margulis è stato e rimane per te tu lo sei per noi: lo sai vero? Con grande affetto.
Grazie Fabrizio, ma la risposta più diplomatica che posso darti è che non sono sicuro di volerlo sapere. Nel senso che io faccio le mie cose, da indipendente e senza padroni; neanche intellettuali, spero. Le faccio soprattutto perché mi piacciono e perché portano qualche piccola entrata che di questi tempi non è male. Se a qualcuno interessano, ne sono soltanto felice. Se un giorno non interesseranno più, beh, le avrò fatte; e sarà comunque stato uno dei periodi più interessanti della mia vita.
In ogni caso, per questo genere di affermazioni sarai squartato a Milano, sappilo. 🙂
😀
Complimenti per tutto il lavoro fatto fino ad oggi, personalmente ti seguo dal primo dvd pubblicato da TIAB.
Sono un semplice appassionato della correzione colore (passione che cresce sempre più) e della quale sono venuto a conoscenza grazie ad un libro in tedesco che comprai per curiosità su amazon (per la precisione era la versione per studenti del testo di Dan Margulis “Photoshop Professional”), ora se mi consenti vorrei farti una domanda, ritieni che ci sarà una versione in italiano del nuovo testo di Dan Margulis?
Grazie e ancora complimenti.
..dimenticavo questo blog è eccellente.
Daniele, innanzitutto grazie per gli apprezzamenti!
Una versione in italiano… non credo, in tutta onestà. Il problema per come io lo vedo è duplice: innanzitutto la traduzione sarebbe veramente difficile, perché come sai i libri di Margulis sono caratterizzati da una densità di informazioni molto elevata, spesso veicolate in maniera poco standard; inoltre i costi di stampa sarebbero elevatissimi, soprattutto su piccole tirature. Il mercato italiano è abbastanza di nicchia, e questo va tenuto in conto.
Diverso sarebbe il discorso se si pensasse a un’edizione elettronica di qualche tipo, ma a quanto ne so questa è stata esclusa almeno per il momento anche in lingua originale.
Detto questo, con Dan non si può mai dire. Io ad esempio non mi aspettavo che ci sarebbe stato un libro quest’anno, e invece… quindi, resta sintonizzato e incrocia le dita :).
Tantissime grazie per avermi risposto.
Dan ha fatto una dedica che “calza a pennello”!