Roadmap #6 – Bari

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Scrivere le Roadmap da una stanza d’albergo su un iPad non è disagevole, anzi, ma obbliga ad alcuni vincoli. Uno di questi è la lunghezza: l’interfaccia di WordPress non è esattamente amichevole nei confronti dello schermo ridotto dalla presenza di una tastiera, e alla fine mi riduco ad annotare il grosso nelle Note per poi trasferire il tutto nella pagina opportuna. Il fatto che dal quinto piano dell’hotel lo skyline di Bari ricordi, in piccolo, quello di certe città americane e – ma forse è una mia fantasia – dell’EUR di Roma rende tutto più interessante.

La finestra va dal soffitto a terra, così che quando ti avvicini hai l’impressione di stare in piedi sull’orlo del pavimento che si apre su una città squadrata in orizzontale e in verticale. In orizzontale grazie alle strade che si incrociano a novanta gradi formando una matrice ordinata e lineare; in verticale perché i blocchi dei palazzi, così diversi dalle costruzioni della Bari vecchia che si apre a fianco di Corso Vittorio Emanuele, disegnano un orizzonte con angoli altrettanto precisi.

Mi è sempre piaciuto il contrasto, o non credo che mi occuperei di correzione del colore, altrimenti. Il contrasto qui è soprattutto tra la spigolosità della vista e l’assoluta rotondità, invece, delle persone. No, non mi riferisco a rotondità fisiche, naturalmente, ma a quelle del carattere, aperto, entusiasta, carico di una serena e leggera nonchalance che io, nel mio limitato orizzonte di uomo del nord, amo identificare con le personalità del sud.

La classe era grande, stavolta: undici partecipanti, più l’organizzatrice Antonella Desiati alla quale va il merito di avere messo in piedi uno dei corsi meglio riusciti dal pinto di vista logistico e anche umano. Tanto CMYK, stavolta, grazie alla presenza di diversi operatori di prestampa. Sto pensando quasi di differenziare le proposte: è molto più interessante e impegnativo insegnare i quattro canali sottrattivi che il resto, se il pubblico è quello giusto. E poi tutti sanno che io ho un affetto particolare per questo metodo colore che è il più piccolo, striminzito e debole di tutti. Forse, pensavo prima di cena, perché le cose (le persone) piccole e deboli vanno tutelate prima delle altre.

La sede e la cornice dell’Hilton Garden Inn sono state perfette, in tutti i sensi, e penso di proporre che questa possa diventare la sede standard del CCC a Bari, se decideremo di replicare e magari di fare un corso di II livello tra qualche mese.

È anche stato fondamentale avere Andrea Iacca e Francesco Torricelli nel ruolo di tutors negli esercizi; e mi piace e sorprende l’idea che due allievi di questo calibro rientrino poi dalla porta per aiutare gli altri rimanendo il resto del tempo seduti in fondo all’aula, attenti, per valutare come io sia cambiato, o noi siamo cambiati, negli ultimi quindici mesi. Perché è un po’ assurdo, ma sono solo quindici mesi che questo progetto va avanti. Ma ogni tanto ci si guarda e si dice “ma era il 2011 o il 2010 quella volta che…?”, e sembra passato tanto tempo.

I frammenti. Quando si dice che chi sta fuori dalla rete virtuosa di contatti con la quale ci sosteniamo a vicenda forse non ha capito. La telefonata che non ti fa piacere ricevere, e che ti mette un po’ all’angolo. La domanda difficile che ti fa riflettere che stai ancora cercando la strada migliore per spiegare quello che sai, ma che non e così facile dire. Il suono del telefono dopo che hai finito e la vocina che dice “ciao, papà, sai cosa sto facendo?” e scopri che da qualche parte, più a nord, si stanno costruendo case di Lego. Andrea che inizia a parlarti subito dopo. E Paola che senza parere viene e ti abbraccia quando dici una certa cosa. E la macchina che aspetta per portarti a cena. La pizzeria napoletana. La cameriera bionda che vuole venire al nord. Il distributore delle sigarette che non c’è, la pazienza di Antonella che mi ci scorta. Le tre ragazze che ballano fuori dall’auto, nel parcheggio. Ritirare le carte prima di salire in stanza. Sedersi. Scrivere Roadmap, la sesta. Non programmo, non cerco, non sono sposato a quello che sto facendo, non forzo la mano del destino, potrei anche dire “smetto” qui, e ora. Ma io una settima Roadmap spero di scriverla, se avrò fortuna. E un’ottava, anche, magari.

Nel frattempo, rileggo, vado a dormire, domani aiuto una persona a mettere a posto le immagini di una brochure, e poi l’aereo si alzerà ancora una volta. Grazie Bari. Grazie sud.

5 commenti su “Roadmap #6 – Bari”

  1. Come si spiega un tramonto ad una persona che non ha mai visto un tramonto? Come far passare il messaggio delle sensazioni che provocano le tinte eccezionalmente sature nel mentre che il giorno si lascia cadere tra le braccia della notte? Niente, non si può. O meglio, bisognerebbe riuscire ad ascoltare la musica nel silenzio, per capire.

    Quindi molte volte è preferibile non dire assolutamente nulla e restare in silenzio.

    O forse sì, solo due cose: la notte arriva inesorabile, con il punto di massima oscurità. Così buio che ci pare difficile che la luce faccia ritorno. Ma la luce arriva, anch’essa inesorabile, ed abbaglia.

    Qual é la seconda cosa? Semplicemente grazie. Delle parole, della tua fiducia, della tua amicizia. Nient’altro.

    Grazie.

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