Roadmap #19 – Caltanissetta/Agrigento (e dintorni)

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A differenza del solito, questa roadmap è scritta in differita: la scrivo dopo il mio ritorno a casa e a qualche giorno dagli eventi a cui ho partecipato. Sono stati due: un seminario di quattro ore per l’Associazione Culturale Fotonauti di Caltanissetta, sabato 2 marzo; e un breve intervento presso il workshop organizzato da Peppe Ferreri ad Agrigento il giorno dopo. Mi sono poi fermato (ed è stato per me un grandissimo divertimento oltre che un’ottima occasione formativa) per assistere alle lezioni di Damiano Errico e Mirco Toffolo nello stesso workshop – una prima assoluta per me che sono tutto fuorché un fotografo.

Mi sono preso venerdì 1 marzo come giorno di decompressione, fermandomi a Catania per visitare la città che avevo visto soltanto velocemente nel mese di gennaio. La consueta accoglienza calorosa degli amici – vecchi e nuovi: Gianfranco Zappalà, Rosario Lo Forte, Giuseppe e Giovanni Zappalà che mi hanno accolto nella loro bella tipografia di Belpasso. L’idea era quella di riposarmi un attimo, ma ho calcolato di essere stato in giro per quasi diciotto ore filate, invitato da questa o quella parte: mai sottovalutare la disponibilità e l’ospitalità della Sicilia.

Sabato 2 marzo, trasferta da Catania a Caltanissetta, in corriera. Esperienza memorabile, perché il paesaggio siciliano è semplicemente straordinario. In particolare, il numero delle sfumature di verde delle piante è al limite dell’incredibile. E no, ritengo che non si possa riprodurre facilmente in fotografia, purtroppo. L’accoglienza a Catania è stata splendida: tutto il direttivo dei Fotonauti, in pratica, era alla stazione. Sono stato accompagnato attraverso il mercato, con l’unico elemento negativo di uno scroscio di pioggia particolarmente funesto, e in ogni possibile luogo dove si potesse degustare qualcosa di tipico. Un breve giro nei dintorni della città dopo pranzo e verso le 15 ci siamo trasferiti a Villa Barile, una splendida struttura storica poco distante dal centro, dove il seminario era previsto per le 16. Ero stato informato del numero di prenotazioni: 109, bloccate per esaurimento dei posti in sala; ero anche piuttosto preoccupato per questo, perché si profilava il pubblico più numeroso a cui io abbia mai parlato di colore, tolti forse gli eventi del Photoshow dello scorso anno che però sono molto diversi e di durata più limitata. Non è facile affrontare una platea di un centinaio di persone e tenere viva l’attenzione per quattro ore: soprattutto quando l’argomento è in qualche modo storico oltre che tecnico, visto che avevamo concordato di parlare dell’evoluzione della correzione del colore, partendo da come veniva effettuata nell’epoca pre-Photoshop per arrivare al flusso di lavoro noto come PPW (Picture Postcard Workflow) ideato da Dan Margulis ed evolutosi continuamente negli ultimi sei o sette anni. Alla fine, con qualche defezione, le persone sono state 90, e devo dire che è stato uno dei seminari che ricordo con più piacere: reazioni positive, attenzione sempre viva e tutta l’interazione che ci si può attendere da una platea così ampia. La grande sorpresa è arrivata alla pausa caffè: uscendo dalla stanza mi sono trovato davanti il microfono dell’inviata di TCS, un’emittente televisiva locale, che mi ha intervistato in merito alla correzione del colore – un fatto per me quasi impensabile, sinceramente. Vorrei davvero ringraziare di cuore tutti i Fotonauti per il bellissimo clima che riescono a creare; in particolare Pippo Nicoletti, perché è stato lui il mio referente per tutta l’operazione, ma non menziono gli altri nomi solo per timore di dimenticare qualcuno – il loro lavoro è stato certamente collegiale e di gruppo, e la promozione culturale dell’evento si è rivelata encomiabile. Vorrei tornare su questo alla fine dell’articolo.

Il giorno dopo, un grande privilegio: la trasferta verso Agrigento con Pippo e suo figlio Filippo, con la visita alla Valle dei Templi e al Museo Archeologico Regionale, due realtà artistiche e storiche per cui non riesco sinceramente a trovare commento. Un privilegio, perché Pippo Nicoletti si occupa, da fotografo, di queste opere d’arte e di molte altre da molti anni e conosce letteralmente ogni pietra dei luoghi in cui mi ha accompagnato. Non credo che avrei potuto avere una guida migliore e ringrazio di cuore lui e Filippo per la compagnia che mi hanno fatto e per la loro straordinaria disponibilità.

Nel primo pomeriggio, trasferta presso la sede del workshop dedicato alla Valle dei Templi di Agrigento e organizzato da Peppe Ferreri. Ho dovuto rompere il ghiaccio con i primi fotografi già arrivati in sede: una breve lezione, molto colloquiale, sul metodo Lab. Poi, finito il mio lavoro ufficiale, sono iniziati gli shooting: una sessione di glamour la sera stessa e due il giorno dopo – lunedì. Ho avuto modo di apprezzare il lavoro dei due master titolari del workshop, Damiano Errico e Mirco Toffolo, fotografi molto diversi tra loro ma estremamente “a fuoco” sul proprio stile, che sono riusciti a trasmettere molto a un gruppo assai composito, composto da professionisti navigati così come da almeno un esordiente totale (il sottoscritto). Memorabile anche l’uscita alla Scala dei Turchi, presso Porto Empedocle, che penso sia uno dei luoghi naturali più splendidi che ho visto e un set perfetto per quasi qualsiasi tipo di fotografia che abbia anche solo vagamente a che fare con il ritratto, vista l’immensa massa di roccia bianca che diffonde la luce del sole.

Martedì mattina, discorsi legati alla post-produzione. A sorpresa, sono stato invitato a parlare di nuovo e ho affrontato il problema della coesistenza di soggetti chiari e scuri nella stessa immagine: un tema caro ai matrimonialisti, di cui avevamo diversi rappresentanti nel gruppo. E nel primo pomeriggio, nuova trasferta a Catania in compagnia di Giuseppe Sergi, dal quale ho avuto un’interessante lezione sulle caratteristiche della fotografia sportiva – il suo campo d’azione principale. Tra una chiacchiera e l’altra, Giuseppe mi ha invitato a una riunione dell’ACAF, l’Associazione Catanese Amatori Fotografia, per la sera stessa: un socio avrebbe presentato uno slideshow basato sul reportage della festa di San Sebastiano ad Acireale, e naturalmente non potevo dire di no visto anche il mio interesse per tutto ciò che è ritualità popolare.

Vorrei dire una cosa, a chiare lettere, e collegare all’ACAF anche i Fotonauti di Caltanissetta. La parola “amatore” in campo fotografico spesso viene utilizzata in maniera quasi dispregiativa, ma è un grave errore perlomeno in certi contesti. Raramente ho visto realtà culturali così attive e oneste nel promuovere la propria passione; e certi fotoamatori hanno un innato talento che si sviluppa nel tempo proprio grazie al contatto con altre persone che condividono la loro stessa passione e alla presenza di professionisti che, con molta umiltà, si mescolano a loro e sono pronti a dare il loro contributo alla crescita tecnica e artistica delle loro opere. Dopo la proiezione dell’audiovisivo, davvero ben fatto, si è aperto un dibattito e io ho fatto un apprezzamento sulla scelta del bianco e nero per la sua realizzazione, aggiungendo che ero interessato alla ritualità come strumento per comprendere almeno in parte il carattere e il modus vivendi di un popolo. Una persona che non conoscevo mi ha risposto: in pochi minuti ha tratteggiato per me la storia del rito di San Sebastiano in un modo che mi ha lasciato stupito. A memoria, ho provato la stessa sconfinata ammirazione che avevo provato la prima volta che mi sono trovato davanti a Roberto Leydi, il padre dell’etnomusicologia italiana. Ho poi chiesto chi fosse l’enciclopedia vivente che con tanta chiarezza mi aveva spontaneamente spiegato ciò che avevo visto, e ho saputo che si trattava di Giuseppe Pappalardo, un critico fotografico di tutto rilievo. Sempre ieri sera, una giovanissima fotografa di nome Elena Gioia si era presentata per ricevere l’applauso dopo la sua vittoria di un contest “senza premi” organizzato dall’Associazione stessa sul tema “La strada”, e Pappalardo aveva commentato la sua foto con quella che già avevo intuito essere una competenza fuori dal comune. Queste sono le cose che più mi fanno meditare e mi muovono qualcosa dentro: in particolare la disponibilità assoluta di certi “senior” ad accompagnare gli “junior” anche quando, come Elena, non fanno parte della loro Associazione. La cultura, fotografica ma prima di tutto umana, prima di ogni altra cosa. Questo è ciò che ho respirato in Sicilia, e sarò sempre grato a questa terra e alle persone che ho incontrato per avermi permesso di toccarla con mano e non avermi mai fatto sentire un estraneo, neppure per un secondo. Nella speranza di ritornarci presto.

Alla prossima!
MO

8 commenti su “Roadmap #19 – Caltanissetta/Agrigento (e dintorni)”

  1. Caro Marco ho letto con piacere la tua roadmap e voglio ringraziarti. Da siciliano mi sento onorato e lusingato dalle tue parole in cui traspare una forte componente emotiva che prevale rispetto alle roadmap delle edizioni precedenti improntate invece più sull’aspetto tecnico. La Sicilia è anche questo e sono felice che tu lo abbia ricordato e rimarcato a più riprese. Detto poi da un uomo del Nord la gioia è incontenibile. Grazie di cuore. Spero non ti sei perso la casa di Pirandello visto che sei stato nella meravigliosa Porto Empedocle. Mentre poco più in là saresti arrivato a Selinunte con i suoi templi e la sua necropoli più vasti d’Europa. Quello è il posto che mi ha visto nascere e che oggi tu mi hai fatto riabbracciare. Grazie CCC!

    1. Francesco, purtroppo per la casa di Pirandello non c’è stato il tempo, stavolta. Sono stato in Sicilia per la prima volta lo scorso gennaio: era l’ultima delle regioni italiane che non avessi almeno attraversato, ma in quel contesto ho avuto veramente i minuti contati. Questa volta ho potuto apprezzare molto di più – e so che è ancora poco. Il sud (“sotto”, come qualcuno lo chiama nell’isola, contrapposto a “sopra”) mi fa molto pensare, perché ha un mistero che mi sfugge: se ne vedono i problemi e si toccano con mano (non che qui non ce ne siano, ovviamente), ma traspare un’invidiabile misto di dignità e rispetto per la propria terra e la propria cultura, a volte non mediato da una scelta ma semplicemente istintivo, che forse è ciò che più manca qui da noi. Non lo so, forse sto dicendo cose senza senso, perché in realtà non riesco a metterle a fuoco – ma è qualcosa del genere, che ammiro profondamente e che guardo, a mia volta, con grandissimo rispetto. Grazie a te!

  2. Caro Marco, dopo aver letto la minuzione descrizione del tuo viaggio-lavoro in Sicilia che, in realtà, sembra un vero e proprio reportage , vorrei ringraziarti a nome mio ed anche a nome dei Fotonauti, facendo una breve riflessione:Come abbiamo già avuto modo di parlarne brevemente, anche se in altri termini, ritengo che la cultura sia la base dello sviluppo sociale e della condivisione di idee di un popolo e se ci fai caso, il workshop, tenuto eccellentemente da te,qui da noi a Caltanissetta, ha azzerrato i circa 1600km che separano la tua bellissima regione dalla nostra bellissima regione, appartenenti alla stessa nazione ma così culturalmente diverse. La passione per la fotografia che ci unisce, ci ha dato la possibilità di avere uno scambio proficuo di conoscenze che hanno aumentato il nostro bagaglio culturale, oltre che tecnicamente soprattutto umanamente.Grazie a te.Alla prossima

  3. Ciao Marco, leggendo questo tuo intervento non posso che sentirmi onorata, non solo di far parte del direttivo dell’Associazione culturale Fotonuati da te tanto apprezzata, ma soprattutto di avere conosciuto e ascoltato un bravissimo docente come te.
    Non c’è stato un solo secondo in cui mi sono distratta..la tua esposizione chiara, semplice, immediata e professionale mi ha fatto venir voglia, dopo un inverno che spegne ogni entusiasmo, di imparare, imparare e imparare…
    Noi ti aspettiamo sempre a braccia aperte e credo proprio che approfitteremo altre volte della tua disponibilità coinvolgendoti nelle nostre numerose iniziative.

    Ad un patto: che la prossima volta lasci pioggia e grandine al nord… 😉

      1. Non credevo di avere suscitato tanta positiva impressione.
        L’accostamento col mai troppo compianto Roberto Leydi mi fa troppo onore.
        Con Ferdinando Scianna, spesso, ricordiamo insieme i segni della sua cultura, e di quanto io leggevo di loro sul veccho Europeo.
        Troverai un commento della serata anche sul sito ACAF, nellla rubrica riservata ai nostri martedì.
        Sono contento che tu abbia conosciuto i Fotonauti, Pippo Nicoletti e C: sono gente in gamba, gente di buona fotografia.

        1. Sai, ci sono persone in grado di aprire la bocca e spiegare qualcosa; e ce ne sono altre che invece, quando lo fanno, denotano una così profonda comunione con la materia di cui parlano che il loro pensiero esce quasi sotto forma di luce. Sembra un’iperbole, ma non lo è. Leydi era così, e questa è stata la mia stessa sensazione martedì scorso quando hai parlato. Mi piacerebbe anche solo stringere la mano a Scianna, se lo incontrassi…
          Grazie di cuore, Pippo.

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