Nulla è andato perso

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Di solito l’avvicinarsi di un evento suggerisce di scrivere un post in anticipo e pubblicarlo al momento adatto. Non è andata così, stavolta: scrivo questo post in tempo reale lo stesso giorno in cui è stato resa nota la mia nomina ad Ambassador da parte di EIZO, leader mondiale nella produzione di monitor di alta fascia. Se siete interessati, è stato pubblicato un video qui (soltanto in inglese). Il mio ingresso, assieme a quello di Alexander Heinrichs (Germania), Marcin Dobas (Polonia), Alexander Semenov (Russia), e Thibault Stipal (Francia) porta a nove il numero degli Ambassador attualmente nominati.

Rivedendo il video, che è stato realizzato senza preparazione e con un semplice schema delle cose da dire lungo ben due righe, mi accorgo di avere insistito più o meno esplicitamente sull’amore per il colore. Sull’amore in generale, per ciò che si fa. Quello è lo spirito che mi spinge avanti, alla fine: non amo a priori le squadre precostituite né la visibilità a tutti i costi; penso semmai all’importanza degli incontri con persone che hanno uno scopo simile, e che possano attuare una vera condivisione. Preferisco un piccolo teatro, per fare un paragone, a uno stadio. Questa è stata la ragione per cui ho accettato l’incarico, che non ha nulla di “corporate” per quanto mi riguarda.

A ben guardare, ci strane connessioni nell’aria che durano da molto tempo. Nel mio ultimo post del 2015 raccontavo del mio incontro con Giulio Casale e di come scattai la fotografia dell’ “uomo coi tagli” visibile nell’articolo. La proposta di diventare Ambassador di EIZO mi arrivò lo stesso giorno, nello stesso luogo: sabato 24 ottobre, al Photoshow di Milano.

Curiosamente, la scadenza di oggi coincide a meno di un mese con l’anniversario della mia stralunata comparsa sulla scena nel campo del colore: se dovessimo mettere una data, sarebbe senz’altro quella del primo Color Correction Campus che si tenne a Pescara nel marzo 2011 per l’organizzazione di Francesco Marzoli. Sono quindi passati cinque anni: Five Years, come avrebbe detto David Bowie, che non posso non ricordare almeno in corsa in un post come questo.

I cinque anni del Duca Bianco erano quelli che separavano l’umanità dalla sua fine. I miei cinque anni sono invece e fortunatamente di retrospettiva. Non so bene come io sia arrivato qui, ma il viaggio è stato oltremodo interessante e penso che continuerà ancora per un po’: fino a che sentirò di avere qualcosa di sensato da dire e dare, perlomeno. Poi, com’è giusto, s’interromperà e avrò qualcos’altro da seguire.

Nel frattempo, come avevo annunciato nel post riportato sopra, mi sono dedicato anche ad altre cose. Cambiare casa, ad esempio (ho finalmente e di nuovo qualcosa di assimilabile a un alloggio in cui ritornare, anche se in questo momento assomiglia più a una torre solitaria in mezzo al mare che a una casa); cambiare studio, ristrutturando in maniera pesante gli spazi che avevo a disposizione prima. Insomma, ho voltato pagina pur rimanendo più o meno quello che ero prima, almeno all’apparenza esterna. Resta il fatto che i sottili legami, apparenti coincidenze tra campi totalmente diversi mi hanno portato abbastanza in là, e tutti i cambiamenti in corso ne hanno certamente innescati altri.

Le fotografie visibili sul monitor ripreso nel video tracciano a grandissime linee il percorso che già ho avuto modo di descrivere, e non le ho scelte a caso: il mio allontanarmi almeno in parte dalla tecnica più rigida, che descrivo nei miei corsi e a scuola, per invadere un campo più artistico e libero. Il colore di almeno una di esse farà inorridire i puristi, e l’ho messa proprio perché lancia un messaggio un po’ punk e molto chiaro. Per chi ha orecchie per comprendere la citazione, tutta quest’avventura è stata ed è “una corsa con le gambe ritrovate”. Il fatto che l’annuncio di EIZO arrivi proprio oggi, nel pieno del tour di Gianni Maroccolo il cui titolo dà anche il titolo a questo post, congiunge ancora una volta mondi solo apparentemente lontani. L’ultima fotografia mostrata durante l’intervista è, volutamente, la fotografia che ho scattato per promuovere il tour, in una mattina gelida di dicembre a Carpineti (RE). Credo che sia giusto che si trovi lì, perché indica allo stesso tempo un passato e un futuro.

A chi invece si stesse chiedendo cosa intendo sopra citando la parola “arte”, giro la risposta del mio nuovo amico Alfredo Sabbatini, che è inarrivabile: “arte è la difesa fino alla morte del proprio linguaggio”. Per quanto possa apparire strano, per me tutto questo è una cosa sola, nella testa. E una cosa sola è anche l’insieme degli incontri che hanno portato a questo traguardo: che traguardo non è, ma ripartenza – immediatamente dopo che avrò messo il punto finale a questo post.

La vera domanda, quindi, è dove si va da qui. In subordine, dove e come c’incontreremo. Non ho risposte certe alla la prima domanda, ma ne ho due ben distinte alla seconda: ai concerti del tour, com’è già successo nei giorni scorsi; e ai miei corsi, che sono già stati due al momento di scrivere. Per questi, ci sono diverse date in preparazione (toccheranno il Veneto, la Lombardia, la Puglia, probabilmente la Sicilia, e spero di tornare a Milano e Roma quest’anno; a marzo sarò come di consueto al FESPA, che quest’anno avrà luogo ad Amsterdam) che annuncerò presto. Se dovessi fare una previsione, probabilmente lavorerò più dietro le quinte che in pubblico, nel corso del 2016, ma credo che questa sarà una pausa necessaria soprattutto per me stesso. Chi mi conosce bene sa che ho comunque la necessità di diversificare il mio percorso: paradossalmente, per mantenere saldo il timone su quello che è il mio cammino principale.

Ho molti progetti che non riuscirò a seguire come vorrei, e sto cercando di capire quali voglio realmente portare avanti e quali saranno messi in stand-by, almeno per il momento. Certamente rimane aperta la mia collaborazione con Fotografia Reflex; si consolida quella con Italia Publishers, che presto vedrà apparire il prossimo articolo (il quarto); continuerò a scrivere su Pentaprism Magazine – e questi saranno, assieme a questo blog, i principali punti di sfogo delle mie strampalate idee. Certamente rimane aperta la collaborazione con Gianni Maroccolo e il suo progetto, che già ha portato a risultati imprevedibili con la realizzazione delle scenografie del concerto da parte delle mie studentesse del corso di Visual Design 2 presso l’Istituto Design Palladio di Verona; altre cose, probabilmente, seguiranno. In risposta a diverse richieste che ho ricevuto, il mio libro sul colore è quasi finito e ho solo bisogno del tempo per chiuderlo; e un altro progetto editoriale di matrice diversa è perlomeno probabile. Dei corsi, ho già detto.

Quello che so e che allo stesso tempo non mi spiego è che senza il mio passato musicale non sarei arrivato al colore; senza il colore non avrei aperto canali di comunicazione che spesso mi sorprendono, perché mi hanno permesso d’incontrare persone che mai avrei pensato d’incontrare; senza quei canali non mi sarei riavvicinato in maniera netta alla fotografia; senza quel riavvicinamento non mi sarei di certo trovato coinvolto in quello che è attualmente il progetto più nel vivo e più visibile di tutti – quello di Gianni, appunto; che – incidentalmente, mi riporta alla musica – quasi la peggiore stalker che io abbia conosciuto in vita mia. Un unico grande cerchio, a quanto pare, in cui si può davvero dire – nulla è andato perso.

Devo doverosamente ringraziare alcune persone che negli ultimi mesi sono state fonte di grande ispirazione, in un modo o nell’altro, oppure hanno contribuito a far sì che le cose accadessero nel modo giusto, e forse neppure sospettano di dover stare in questa lista. La verità è che tutto influenza tutto, e spesso da poche battute possono uscire idee di vario genere che, spinte un po’ in là, creano nuovi scenari di realtà.

Dal momento che sento che è andata davvero così, ringrazio – senza un ordine particolare:

  • Tutta la squadra di EIZO Italia, ma in particolare Francesca Cipolla e Stefano Rossi, con i quali ho condiviso progetti, strategie e pensieri;
  • La direzione dell’Istituto Design Palladio per avere concesso gli spazi necessari per realizzare il video;
  • Camilla Negri, Chiara Ceschini, Federica Carioli, Ilaria Bozzetta e Giulia Mantovani del corso di Visual Design 2 presso IDP, per avere seguito la mia folle idea di illustrare il progetto “vdb23” e averci creduto;
  • Tutti i miei studenti per gli stimoli e l’aiuto; ma, in particolare, Martina Pedrotti (TAG – Trento) per l’aiuto e l’ispirazione nella trasferta di Carpineti; Friederike Haase (LABA – Firenze) per essere stata specchio inconsapevole delle mie agitate idee in una famosa cena fiorentina vicino a Via de’ Bardi; Alice Schiavon (IDP – Verona) per il supporto e l’aiuto durante la trasferta di Scandicci;
  • Gianni Maroccolo ed Enzo Onorato per l’incoraggiamento e per avermi permesso di difendere il mio linguaggio fino alla morte, senza interferire mai e con l’umiltà di chi è davvero grande.
  • Infine, troppi per menzionarli, tutti gli amici che con un messaggio, una telefonata o anche solo un SMS sono stati vicini in un periodo pieno di curve: gioiose, certo, ma pur sempre curve – talvolta a gomito. Voi sapete chi siete, quindi soltanto: grazie.

Si riparte da qui, con il solito motto: onward, next!

A tutti coloro che frequentano questo blog un grazie particolare, dal cuore.

MO

P.S.: La prossima data di “Nulla è andato perso” si terrà a San Ginesio (MC) il 27 febbraio 2016. Spero di vedere qualcuno di voi, lì, e magari parleremo di musica e di colore, che a ben guardare non sono poi così diversi.

2 commenti su “Nulla è andato perso”

  1. Grande Marco!!! Grazie, come sempre, per la condivisione gratuita e sincera del tuo percorso. Mi piace” l’immagine” della musica come stalker!!! Complimenti per la tua nomina da parte di Eizo, un giusto riconoscimento per un esperto della correzione colore.
    Non vedo l’ora di poter acquistare il tuo libro… Anche perché lo aspetto dal giorno in cui partecipa al CCC di Milano del 2012…
    Adesso mi hai anche incuriosito sul secondo progetto…
    Ad majora!

    Ciao
    Davide

  2. Ciao Marco,
    complimenti anche da parte mia per la nomina di Eizo. D’altra parte hanno scelto il meglio, non era difficile…
    Sono un iscritto dell’Accademia di fotografia.professionale.it che molto ha appreso da questo percorso formativo, ma che allo stesso tempo, essendosi contagiato della sindrome sul colore, “ap-presa” nel regno teacher-in-a-box, ritiene ora indispensabile, almeno una volta nella vita – un po’ come per un islamista è recarsi alla mecca – partecipare a uno dei tuoi corsi dal vivo.
    Il problema è che non conosco le date e l’iter per l’iscrizione che, provenendo dalla Svizzera italiana, prediligerei, se possibile, in Lombardia.
    Cordiali saluti,
    Gianfranco

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