Arrivederci, Fotografia Reflex

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Ieri mattina, 29 settembre, mi trovavo a Milano. Avevo appena concluso una riunione presso EIZO quando il telefono ha suonato: era Luca Forti, editore assieme al padre Giulio della rivista Fotografia Reflex con la quale ho collaborato per più di tre anni.

Luca mi chiamava per informarmi che la rivista avrebbe chiuso. Avevo già scritto il mio articolo per il numero di ottobre, ma quello di settembre è stato l’ultimo. Mi è dispiaciuto molto, ma non tanto per la collaborazione che necessariamente va a interrompersi: questo gesto, ponderato quanto sensato a causa di una serie di difficoltà che attraversano tutto il mondo della carta stampata, mette il punto (o forse il punto e virgola) a una storia durata 36 anni e ben 438 fascicoli. A occhio e croce, più di 40.000 pagine stampate sulla fotografia. Tanta roba, come si suol dire.

Ho parlato un po’ con Luca di questa decisione, come si parlerebbe con un vecchio conoscente anche se nella realtà ci siamo incrociati forse tre volte. Nei tre anni di cammino percorso ho imparato molto sulla divulgazione di concetti complessi come quelli legati alla post-produzione, e spero di avere dato qualcosa in cambio a una rivista che ho sempre apprezzato per contenuti, onestà e imparzialità.

Era stata l’amica Claudia Rocchini a presentarmi a Giulio Forti durante una fiera in un 2013 che sembra ora lontanissimo. Lei collaborava con Fotografia Reflex e aveva suggerito che sarebbe stata una buona idea aprire una rubrica sulla post-produzione. Giulio e Michele Buonanni, direttore, avevano subito detto di sì. Nel giro di pochi giorni mi ritrovai a casa di Claudia: venni intervistato per lanciare la mia nuova collaborazione un mese prima del mio articolo; per la prima volta la mia storia e le mie idee comparvero su una rivista nazionale, con tanto di fotografia realizzata per l’occasione. Ricordo Claudia con la Nikon in mano, io davanti al suo computer, una lampada posizionata in fretta – perché doveva essere una foto naturale, senza troppi fronzoli. Il mese dopo iniziai, con un articolo sull’irriducibile problema della calibrazione e profilazione del monitor.

Posso fare outing, a distanza di tre anni? Ero terrorizzato. Ne feci almeno sei revisioni, limando e ritoccando per essere certo di non lasciarmi sfuggire nulla. Chiesi a Davide Barranca di effettuare l’ultima lettura, tanto per. Quando da leale amico mi disse che non ci trovava nulla di sbagliato né storto, lo inviai – non senza un fremito.

La prima volta che ti leggi sulle pagine di una rivista nazionale fa effetto: è un momento che si ricorda. Sai che non è cambiato nulla, ma sai anche che in un certo senso è cambiato tutto. In quel momento ero più o meno al mio picco produttivo con Teacher-in-a-Box, e forte era la sensazione che i soliti e triti corsi di prestidigitazione basati su Camera Raw non sarebbero bastati a una nicchia cospicua di amatori evoluti. La scommessa era andare avanti, aprire un fronte culturale che andasse oltre gli schemi ormai noti della didattica nel campo. Tutto accadde assieme nell’arco di pochi mesi; e se sono ancora qui a scrivere è anche – forse soprattutto – grazie a quel periodo. Scrivo poco perché poco è il tempo: quest’attività volontaria, che peraltro ha portato più di 230.000 visite a questo blog solo negli ultimi nove mesi, ha sempre meno spazio e meno aria a causa del lavoro “vero”, che in fondo mi vede portare in giro questi stessi concetti, ma in carne e ossa.

Il paradosso è che scrivo poco anche perché Fotografia Reflex mi ha permesso di scrivere molto. Non dimenticherò mai il momento in cui uno sconosciuto, a Massa, mi avvicinò cortesemente mentre bevevo il caffè in un bar, attendendo d’iniziare un corso, per chiedermi se avrei potuto autografargli la copia di Fotografia Reflex appena acquistata in edicola. Fu straniante, bello a modo suo, e mi diede perfino la sensazione di essere veramente il padre di quell’articolo. Non rileggo quasi mai ciò che scrivo, perché penso che i figli (questo sono, per me, i miei lavori) debbano camminare con le loro gambe: atletiche o fragili che esse siano.

Nel comunicato firmato da Giulio Forti comparso oggi, si legge:

Con il fascicolo N. 438 di settembre 2016 FOTOGRAFIA REFLEX ha cessato le pubblicazioni. La realtà è che le attuali condizioni del settore editoriale non consentono più a imprese di nicchia come la nostra di mantenere i livelli di qualità cui non abbiamo mai inteso rinunciare. Da cui la ragione ha preso il posto di una grande passione.

Passione sì, tanta. Ricordo un paio di sue telefonate, per parlare di questioni editoriali, che invariabilmente scivolavano sul suo amore smisurato per le Leica, e su voli pindarici che riguardavano la fotografia: non la tecnica o la post-produzione. In questo momento non ho la sensazione che abbiamo perso una rivista, ma che sia bruciata una biblioteca: rimane un vuoto indiscutibile. Di certo per me, ma certamente anche per altri.

Emily Dickinson scriveva che non si può riempire un vuoto se non con ciò che lo ha causato. Aveva non una, bensì cento ragioni: e il mio augurio è che Fotografia Reflex possa rinascere, anche in altra forma, magari bypassando il problema del cartaceo e con ancora maggiore grinta e visione. E sanno gli dei se non avremmo bisogno di grinta e di una vera visione, oggi, nel nostro campo malandato.

Se così sarà: Giulio, Luca, Michele, Sergio – redazione tutta… se mi vorrete, io ci sarò. Sempre. Un abbraccio, e non siate tristi per ciò che avete deciso di cessare, ma orgogliosi per quanto avete costruito fin qui. Io so con quanta fatica, e spero che almeno questa vi verrà riconosciuta, anche nel tempo dell’apparente sconfitta. E sottolineo: apparente.

Con affetto,
Marco Olivotto

17 commenti su “Arrivederci, Fotografia Reflex”

  1. Avevo scoperto questa rivista solo un paio di anni fa e da allora l’ho sempre acquistata. L’ho trovata il giusto equilibrio tra tradizione e tecnica avanzata. Soprattutto quest’ultima è stata quella che mi ha dato tanto, anche se fotografo da più di 50 anni. Concordo con la speranza di poter leggerla ancora, anche solo in digitale. Buona fortuna a chi ha scritto per tutti questi anni ed anche a chi vuole continuare a leggere.

  2. Caro Marco,
    sottoscrivo il suo elogio alla rivista e il suo rammarico che è quello di ogni appassionato di fotografia, quelli che per intenderci in una rivista tecnica cercano anche contenuti didattici e formativi. La chiusura di Reflex per me ha significato anche la perdita di un appuntamento mensile con i suoi articoli che conservo ora gelosamente in libreria e fin dal primo uscita. Un appuntamento che mi manca visto, il valore formativo della rubrica, e che vista l’interruzione lascia li come in sospeso il bisogno di ulteriori conoscenze. Io mi auguro di ritrovarla ancora per riprendere un discorso interrotto, e certamente se lo farà troverà sicuramente nuova e rinnovata attenzione.

    1. Antonello, grazie davvero di questo apprezzamento. Spero anch’io che si creino le condizioni per continuare un discorso che si è oggettivamente interrotto, magari riprendendo in mano argomenti già trattati ma con nuovi esempi: perché la materia non si modifica nel tempo, ma l’approccio didattico sì. Mi giungono voci che qualcosa stia bollendo in pentola… ma è presto per scriverne. Lasciamo che il tempo faccia il suo dovere, e teniamo le dita incrociate. Grazie ancora, a presto.
      MO

  3. Ciao Marco Sono rimasto come si suol dire senza parole seguo questa rivista
    da oltre 20 anni con le sue riviste veramente esclusive e come hai detto tu rimane un vuoto indiscutibile erano sempre presente alla photokina ed io ero il primo ad acquistare le nuove uscite della biblioteca del fotografo sceglievano i migliori come Bryan Peterson ed altri… propio l’altro ieri si era distrutto un libro della mia biblioteca il n.15 di Bryan Peterson la Composizione Fotografica e quarta caso li ho chiamati il 25 novembre ed ho scoperto poi su internet la chiusura definitiva ,e sono rimasto malissimo .Caro Marco persone che veramente hanno dato il massimo come hai fatto anche tu ti saluto.!!!!

    1. Caro Giuseppe, grazie del tuo commento. Certo, è stato un dispiacere per molti, ma… vedremo cosa accadrà. Mai dire mai, no? 😉
      Un saluto, a presto!
      MO

      1. Io l’ho acquistata dal primo all’ultimo numero. Mi è mancata e mi manca. Insostituibile.

        1. La nuova veste, come probabilmente saprai, è quella di Photojournal.it. Anche se nessun sito web avrà mai il fascino di una rivista stampata, la filosofia è la stessa che ha caratterizzato Fotografia Reflex, e vale la pena di dare un’occhiata.

          Un saluto!
          MO

  4. grande è stata la delusione quando cercando la rivista in edicola, giorno dopo giorno, alla fine poi ho scoperto che non sarebbe più uscita…un vero peccato perchè come già tanti hanno scritto, la trovavo interessante per quel giusto mix di tecnica e arte fotografica. Inoltre da Reflex sono arrivato a conoscere Dan Margulis, Davide Barranca, Alessandro Bernardi e soprattutto te Marco con i tuoi preziosi insegnamenti. Anch’io mi auguro che Reflex possa rinascere perchè come già detto, la ritengo unica nel panorama delle riviste di settore.

    1. Grazie Riccardo,

      in realtà qualcosa sta già accadendo: è online http://www.photojournal.it – che in sostanza è la nuova versione Web di Fotografia Reflex. Io continuo la mia collaborazione con la testata, per coerenza e per affetto, e spero che i miei articoli verranno apprezzati come in passato.

      Un saluto!
      MO

      1. Finalmente aprendo la posta oggi ho avuto una buona notizia!!
        Avevo auspicato, come già avevo scritto, che il vostro progetto di rinascita, anche se inizialmente solo sul web, si potesse realizzare. Adesso è realtà. Auguro che quanto inizia oggi abbia il massimo successo, magari anche con un futuro ritorno in edicola.
        Mi iscriverò subito, con grande piacere.
        Per ora i migliori auguri da un vecchio affezionato lettore.

      2. bene, sono contento che almeno sul web potrò continuare a seguire i tuoi interessanti articoli sperando torni anche in edicola.

  5. gentile Olivotto,
    questa è la copia della mia mail inviata a Giulio Forti in data 13.10.2016.
    Condivido con Lei tutto ciò che ha scritto su Fotografia Reflex.
    Cordali saluti
    Antonio Taricani

    Gentile dott. Forti,
    spero che questo indirizzo di posta elettronica sia ancora attivo.
    Sono un vostro lettore da sempre. Da quando c’era solo la fotografia chimica; da quando si è passati a quella digitale.
    Dopo aver provato fino ad oggi da tutti i giornalai della zona a chiedere invano il numero di ottobre di Fotografia Reflex ho capito alla fine che qualcosa non andava. Il vostro sito internet me lo ha confermato.
    Con la vostra cessazione dell’attività se ne va una larga parte della mia storia fotografica, iniziata dalle scuole medie con una Ferrania Falco S 6×9 a soffietto e proseguita (oggi, che ho 70 e passa anni) con una Nikon D7100.
    Era il vostro uno degli appuntamenti fissi di inizio mese. Il caffè seduto al bar vicino l’edicola, lo sfogliare la rivista con ancora l’odore dell’inchiostro fresco e la sua lettura.
    Mi appassionava per prima cosa, dott Forti, il Suo editoriale, che trovavo sempre stimolante tra un mix di storia, economia e tecnica. Lo trovavo il pezzo forte (mi scusi l’inevitabile gioco di parole) con cui aprire una rivista cartacea dedicata alla fotografia ed ai suoi vari aspetti.
    E poi i vari articoli, sempre orientati ad un criterio di praticità e di vicinanza ad un fotoamatore medio alto. Dalla tecnica, alle prove sul campo delle attrezzature, ai portfolio, alle novità.
    L’ultimo articolo, del mese di settembre, a firma di Marco Olivotto è stato una autentica rivelazione per me, sempre alle prese con la fotografia dei quadri di mia moglie, mai sodisfatta della resa fotografica del colore.
    Ed ora?
    Mi mancherete, questo è certo. Mi costringerete a scendere giù in garage per sfogliare con nostalgia le passate annate e ripensare quanta strada ho percorso insieme a voi..
    Mi auguro soltanto che in un qualche modo vi possa rincontrare in una nuova ed avvincente avventura fotografica-editoriale.

    Antonio Taricani

  6. Che dire… a distanza di qualche tempo anch’io ho deciso di spendere qualche parola per un evento luttuoso per noi fotoamatori – e per i professionisti – quale la dipartita di Fotografia Reflex. Non sono più giovanissimo (ho 69 anni) ma lo sarò nello spirito fin quando sarà possibile. “Frequento” Giulio Forti sin dalle sue pubblicazioni a proposito dello sviluppo del negativo, della macrofotografia col soffietto, della Nikon F3 e di tutti i suoi scritti privi di inutili ridondaze, fronzoli e retorica. Il suo pragmatismo e la sua competenza non hanno mai avuto rivali fra le riviste del settore, ed oggi che Fotografia Reflex ha chiuso i battenti questa mancanza appare ancor più evidente. Mi dispiace non poter più “parlare” con lui, anche se Giulio Forti non mi ha mai conosciuto… ma mi auguro con tutto il cuore di poterlo frequentare ancora e presto: la fotografia si è accorta della sua assenza.

    Pietro Cavalieri

    1. Grazie Pietro, una bella testimonianza che riconosco assai vera.
      Giulio e tutto lo staff ne saranno felici, ne sono certo.
      A presto,
      MO

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