Roadmap #7 – Reggello

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Questo punto nella Roadmap è anomalo, soprattutto perché non lo scrivo in tempo reale ma un paio di giorni dopo che il puntino che segna i miei spostamenti legati in un modo o nell’altro al colore si è assestato di nuovo in quel di Nogaredo, dove vivo. Non è stata mancanza di tempo o di voglia: scrivere questi brevi pensieri mi porta via pochi minuti, di solito. Semmai, il motivo va ricercato nel fatto che ho voluto aspettare qualche ora per essere sicuro di ciò che volevo scrivere, e soprattutto se volevo scriverlo.

La visita a Reggello, e in particolare alla Fattoria degli Usignoli è stata in larga parte una visita di piacere. Molti di voi sanno che in questi giorni si sono svolte le due classi ACT e AACT di Dan Margulis, organizzate sempre ottimamente da PS School, ovvero Alessandro Bernardi. Per me e per gli “ex” delle classi è stata un’occasione per andare a salutare il nostro insegnante e per ritrovarci. E anche per altro.

La classe AACT è finita questa sera. Diversi volti mi erano già noti, ma quattro in particolare: quelli di Fulvio Bosco, Fabio Mannucci, Andrea Re (ACT) che erano stati miei studenti rispettivamente a Vicenza, Roma e Pescara (2012). E quello di Lorenzo Migliorini (AACT), che ha frequentato la classe ACT lo scorso anno e ho ritrovato in una mia classe a Bologna (2011). Questo non può che riempirmi di orgoglio. Almeno tre persone (visto che LM aveva già frequentato il corso con Margulis) hanno deciso di fare il grande salto e di approfittare di questa occasione. A detta sia di Dan che di Alessandro Bernardi, la classe è stata molto buona e affiatata. Non voglio prendermi nessun merito per questo, naturalmente, salvo uno: quello di avere contribuito almeno un po’, negli ultimi diciotto mesi, a diffondere la cultura della correzione del colore, a volte tra mille e una difficoltà. Non è un caso che l’acronimo CCC del Color Correction Campus significhi anche Creating Color Culture. In ogni caso, ho provato la sensazione – bella e surreale – di tornare a casa, di riprendere i discorsi nel punto in cui erano stati lasciati la volta scorsa.

Sono riuscito a incontrare buona parte delle persone che chiamo, colloquialmente, il mio gruppo: non perché sia di mia proprietà, ma perché gli appartengo, esattamente come loro. A parte Alessandro Bernardi, naturalmente, ho incrociato Giuliana Abbiati, Davide Barranca, Marco Diodato e Andrea Baldini, che con me ha frequentato il corso avanzato AACT nel 2011. Mi dispiace di non avere avuto modo di vedere Daniele Di Stanio e Tiziano Fruet, ma in realtà anche loro aleggiavano nell’aria. Come tutte le altre volte.

Ed è stato anche un week-end di (relativo) lavoro. Credo di poter dire che c’è una pubblicazione in arrivo: la cosa ormai è abbastanza di dominio pubblico. Si tratta di un libro di Margulis, il primo dopo Photoshop LAB Color: The Canyon Conundrum and Other Adventures in the Most Powerful Colorspace, che risale ormai a qualche anno fa. Non dirò di quale libro si tratta, ma dirò che ho avuto l’onore di far parte del gruppo dei dodici beta-readers scelti da Margulis in tutto il mondo, rappresentando l’Italia assieme ad Alessandro Bernardi. Avendolo letto tutto in anteprima e avendo contribuito alle correzioni e alle discussioni che inevitabilmente sorgono quando si ha a che fare con un lavoro di spessore e di qualità superiori, posso garantirvi che sarà un libro estremamente interessante e che non sarà la sesta edizione di Photoshop Professional. Sarà del tutto nuovo anche nell’approccio, perché ci saranno dei video di accompagnamento la cui struttura è in via di definizione in questi giorni. E uno dei video sarà mio: l’ho registrato, in italiano e in inglese, nel dungeon della Fattoria degli Usignoli con Alessandro impegnato a monitorare che non dicessi troppe corbellerie. Spero solo che non pubblichi il backstage, sarebbe la fine della mia carriera… Il mio video riguarda Applica immagine, ma ce ne saranno molti e verranno realizzati dallo stesso Alessandro e da altre persone del gruppo oltre che, naturalmente, da Dan Margulis in persona. Non ho idea di quando verranno pubblicati, ma saranno, credo, delle risorse didattiche disponibili pubblicamente e naturalmente ne darò notizia su queste pagine.

Sabato pomeriggio, il 19 ottobre, c’è stata la registrazione di due ulteriori video di matrice diversa. Una piccola tavola rotonda, anche questa in inglese e in italiano, con Dan Margulis, Giuliana Abbiati, Alessandro Bernardi e il sottoscritto. Ovvero, The PPW Team, come Dan ci chiama: il gruppo che ha ideato (Dan), realizzato (Giuliana), coordinato (Alessandro) e in qualche modo supportato (io) il pannello PPW. Anche questo video sarà disponibile e servirà per annunciare la nuova versione del pannello che vedrà la luce tra breve e che sarà, credetemi, letteralmente zeppo di novità e nuove funzionalità.

Domenica, assieme a Giuliana e Marco Diodato, sono stato invitato a prendere parte all’apertura della classe avanzata. È stato curioso: stavamo seduti nelle poltroncine in fondo all’aula, molto rilassati, a riguardare dall’esterno il film che ci aveva visti protagonisti un anno e mezzo fa. Gli allievi erano molto meno rilassati di noi, e abbiamo pensato di rinfrancarli un po’ con un minimo di goliardia, approntando la versione ironicamente denominata Dream Team di uno degli scatti che ci avevano fatto sputare sangue lo scorso anno. Abbiamo deliberatamente commesso tutti gli errori da fustigazione, consegnando un file CMYK a 16 bit tanto per gradire, e apportando alcune modifiche creative che avrebbero lasciato perplesso anche il più inesperto dei ritoccatori.

Davide Barranca, pochi giorni fa, ha commentato con queste parole un mio post su facebook relativo alla goliardia che spesso ci caratterizza quando ci ritroviamo:

Diciamo che facciamo le cose molto seriamente e per questo non ci prendiamo sul serio. Oppure che compensiamo per tutta la spremuta di serietà che mettiamo nel nostro lavoro (che è poi la nostra passione).

Credo che sia assolutamente vero. E credo che qualcuno, di nome Dan Margulis, dovrebbe essere orgoglioso del gruppo di persone che ha catalizzato attorno a sé: e non mi riferisco solo ai soliti noti, ma anche a tutti quelli che sono venuti dopo di noi. Così come io sono molto orgoglioso dei miei studenti, nessuno escluso; anche quelli che dopo il primo giro in giostra sono passati ad altro, come è giusto talvolta che sia nella vita. Lo sono soprattutto di quelli che ho visto, riconoscendomi, lo scorso week-end a Reggello. With the dilated stare of obsession and dreaming, dice una canzone che amo molto: con lo sguardo fisso e dilatato dell’ossessione e del sogno. E non pensiate che questo sia negativo.

Insomma, le strade si incrociano, si intersecano, si rincorrono, come quelle di questa Roadmap che non ho (ancora) provato a tracciare su una carta ma che, credo, abbia ormai una topologia un po’ complicata. Così come complicato è il colore. Così come semplice è risolverlo, con gli insegnanti e i compagni di viaggio giusti – soprattutto, con la loro straordinaria perseveranza e umiltà: quella di Dan, quella di tutti gli altri.

Grazie a Dan, grazie ai miei amici, grazie ai miei studenti.

E grazie a voi per l’attenzione!
MO

5 commenti su “Roadmap #7 – Reggello”

  1. Anche se ho perso le tracce del gruppo e le necessità della vita mi strappano da tutto ciò leggere la tua roadmap mi da un piacere immenso, posso seguirvi solo da “fuori”, non posso fare di più, ma è sempre con un pizzico di orgoglio posso dire che un’anno e mezzo fa c’ero anch’io!! Questo mi riempie di gioia, giorni che hanno lasciato un segno indelebile nella mia vita grazie a Dan e a tutti voi!
    Davide

  2. Complimenti per il bel post. Peccato non aver potuto essere dei vostri. aspetto i video (ed il libro)! A presto.

  3. L’anno scorso, anch’io lasciando passare qualche tempo, per sedimentare le emozioni, scrissi un report abbastanza dettagliato sulla ACT Avanzata di Reggello 2011 (con tanto di immagini del dungeon: http://bit.ly/SuWBEa) che ci aveva visti insieme ai banchi in un lineup agguerritissimo: GA, MO, DDS, ABBA, TF, MD, DDA – cioè tra i maggiori esperti di CC che conosco in Italia e sicuramente tra i migliori amici che ho. Sono passati quasi 20 mesi e, non so voi, io me li sento tutti sul groppone.

    Lasciammo la Toscana, e Dan che aveva annunciato la sua exit-strategy, con un misto di entusiasmo, incertezza e senso di responsabilità per quello che ci pareva allora (a noi, abbastanza increduli) un passaggio di testimone morale e tecnico. In fondo non sapevamo che aspettarci, anche se era chiaro che saremmo stati chiamati in causa; ma se c’è Dan di mezzo tutto può succedere! A posteriori, quello che è accaduto non era del tutto imprevedibile: il nuovo libro di Margulis, e l’affondo di una crisi economica partita almeno cinque anni fa che oggi nel nostro settore si fa sentire, a dir poco, brutalmente: forse per questo non tutto ciò che istintivamente volevamo realizzare allora s’è concretizzato, o almeno nel modo in cui speravamo. Ognuno di noi ha avuto le sue vicissitudini poi – tempi non proprio facili nei quali la priorità è stata rimanere a galla.

    Comunque Reggello è sempre un’occasione, tra le altre cose, per ripensare a noi come gruppo e all’evoluzione di cui siamo testimoni e artefici. Mentre MO e AB registravano nel dungeon l’intero scibile umano su Applica Immagine, Giuliana, Dan ed io siamo stati al sole a chiaccherare, ed ho azzardato una mia interpretazione: se nei primi mesi del 2011 al Big Bang successivo alla ACT Avanzata pareva che noi ci potessimo aggregare in un unico pianeta, e seguire un’unica orbita, mi sembra che ognuno di noi (per i casi della vita sopracitati) sia stato invece impegnato a crescere un suo proprio mondo – che molto probabilmente in tempi ragionevoli si unirà agli altri in un qualche tipo di sistema solare più metodicamente regolato di quanto non lo sia oggi (non che non esistano interazioni ora: tutt’altro!). Peculiarità dei sistemi solari è quella di avere una stella, e trovare una stella in Italia è sempre una questione delicata 🙂 Oppure no, in fondo basta semplicemente confrontare la forza gravitazionale.

    In ogni modo, grazie al lavoro di ricerca e alle fatiche di tutti (da DDS con Albero del Colore, MO con la sua capillare attività didattica, AB che ci riporta sempre il Maestro con nuovi progetti, Cromaline che ha trovato il modo di vivere in un mondo parallelo nel quale i giorni hanno 42 ore, eccetera eccetera) credo che tra Marzo 2011 e fine Ottobre 2012 ognuno di noi a suo modo abbia contribuito alla creazione di una identità generazionale e culturale nel nostro settore, nel nostro paese, che prima mancava. Identità che è tutt’ora in evoluzione, ma (si crea qualcosa che… prima non esisteva) è diventata un primo punto di riferimento per le nuove leve – che almeno ora possono decidere di seguirla, opporvisi e tentare di farci secchi. Creating Color Culture, Marco…

    Alberto Arbasino scriveva che in Italia si passa senza soluzione di continuità da essere “giovane promessa”, a “solito stronzo”, a “venerando maestro”. Non fosse altro che per ragioni anagrafiche, direi che siamo nella terra di mezzo – ed abbiamo tutta la responsabilità connessa alla nostra posizione (chi in prima linea, chi in copertura nelle campagne, er… retrovie). A nostra volta abbiamo avuto un Maestro esemplare: sono sempre più convinto (come scrivevo nel 2011) che la sua eredità spirituale sia stata raccolta da un Gruppo, che sta lavorando con un orizzonte insolitamente ampio. Visto il periodo, come si dice dalle mie parti terremotate: teniamo botta.

    1. Grande e realistica analisi, Davide – ti ringrazio.
      Concordo con l’idea del sistema solare; penso che l’aggregazione in un unico polo sia perlomeno improbabile anche perché noi siamo e restiamo essenzialmente dei solisti, per così dire – anche se abbiamo fatto delle interessanti jam-session ogni tanto. Il punto cruciale, però, è che non siamo mai stati soli, e questo lo sappiamo tutti benissimo. Lo spazio tra i pianeti è infinitamente minore di quello che esiste tra le stelle, d’altronde, ed è meglio così. 😉
      La speranza è che si possa andare avanti per questa strada, che pian piano si va definendo sempre meglio, nonostante i tempi duri che citi. E tenere botta, a ben guardare, non è poi così male.

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