(Il primo post di una serie legata ai miei luoghi del colore. Senza tag, senza link, senza immagini. Solo per gli aficionados e i desperados.)
Scrivere un post dall’iPad, senza immagini e da una stanza d’hotel, è un’esperienza nuova. Ci pensavo tornando a casa (no, in stanza) dopo il caffè: una categoria intitolata Roadmap, legata ai luoghi che visito per motivi legati al colore.
Il luogo, in questo caso, è Villafranca, la città vicino a Verona dove ha sede Teacher-in-a-Box. Ho registrato oggi il mio ottavo videocorso (il nono, se conto quello condiviso con Marco Diodato) ed è stato il più veloce della mia carriera: alle 10 ho iniziato, alle 18 era finito, con due lunghe pause.
Non è il videocorso di per sé a essere importante, in questo contesto. La riflessione semmai è che negli ultimi dodici mesi o poco più ho passato a Villafranca più tempo che in qualsiasi altro luogo, tolta (forse) casa mia. Ormai ho il mio bar, la mia pizzeria, il mio tavolo all’interno di quella pizzeria, alcune persone mi riconoscono, la proprietaria dell’hotel mi dà del tu. Questo è stato il crocevia di molte cose che ho fatto e il punto d’incontro con diverse persone. Marco Diodato in primis, ma anche Tiziano Fruet, per non parlare delle lunghe conversazioni telefoniche con Davide Barranca. La cabina di registrazione è un piccolo mondo a sé, a volte serve un feedback. E di feedback ne ho avuti, eccome. Ho costruito qui buona parte della mia didattica, e ho costruito nei CCC buona parte di ciò che ho fatto qui. La scaletta del mio quarto videocorso, quello in cui affronto venti immagini in tre ore, è stata scritta a un tavolino del Victoria Hotel di Pescara dopo il primo CCC, in quindici minuti. Il giorno dopo, era un lunedì, sono risalito in auto. Martedì ho preparato tutto. Il mercoledì ho registrato.
Via Pace, dove Teacher-in-a-Box ha sede, incrocia Corso Vittorio Emanuele II ad angolo retto. Giro a sinistra, percorro forse trecento metri e l’insegna del mio albergo, viola fluorescente, verosimilmente al di fuori del gamut Lab, mi suggerisce in quale corte svoltare. Il piazzale è silenzioso, rinchiuso dai muri, e il rituale della sigaretta è una specie di perimeter walk che dura pochi minuti. Ho promesso di smettere, lo so, ma deve ancora succedere qualcosa prima che io ci riesca.
Il momento migliore è tra il tramonto e la notte. Uscendo dal Corte Antica, a destra, si vede il Castello Scaligero, che in qualche modo è rasserenante. C’è qualcosa di urbanisticamente nobile nel Corso, con la mole della chiesa dei SS. Pietro e Paolo all’angolo. Il Civico 2, realisticamente una delle migliori pizzerie che troverete a queste latitudini, sta proprio di fronte, attraversata la strada. Dopo le 19.30 di una qualsiasi serata post-Box ci sono elevate probabilità che mi troviate lì, al mio solito tavolo. Altrimenti a Borghetto sul Mincio, con Marco Diodato. Ultimamente ci vado solo con lui. Ed è sempre tutto inondato di un giallo che gli occhi non compensano. Niente si compensa, in quell’angolo di mondo.
Una sera di qualche mese fa rientrai presto. Sono allergico alla televisione e ricordo che scrissi una lunga mail a qualcuno, un po’ per passare il tempo e un po’ per esprimere qualcosa che forse non riuscivo a esprimere – capita, no? Il destinatario non la vide subito, ma la notte sognò esattamente una cosa che avevo scritto. Era una stupidaggine, in realtà, qualcosa legato al restauro di un’immagine – anzi di un filmato. Ma fu curioso, e quando mi avvertì, la mattina dopo, tutto il mio videocorso da quel momento (era quello su Lab) prese una piega diversa. Mi inventai le famose bilance cromatiche, quel pomeriggio. Potere dei sogni.
Insomma, si esce dalla Corte, si guarda a destra, qualcosa si muove sempre. Un bel posto, tranquillo, dove lo sguardo spazia attraverso il Corso ampio e sereno, e da lontano tornano le note dell’unico concerto italiano dei Toto nel 2011, visto proprio dentro il Castello. E sembra che non ci siano ombre, non so perché. Cammino e m’immagino trasparente, poi entro al bar, chiedo il caffè alla solita signora bionda che mi guarda sempre un po’ strano, aggiunge un bicchiere d’acqua e un pasticcino al cioccolato, così. Ringrazio, lascio il mio Euro, esco di nuovo sul corso e inizio a pensare alla Roadmap.
Colori, insomma. Di vario genere.
Leggendo è come aver percorso gli stessi tuoi passi ed aver viaggiato con la mente ad immaginare i posti e le persone da te incontrate 🙂
Potresti pubblicare un bel libro autobiografico!
Grazie, Maurizio! In realtà l’ho fatto, ma riguarda il mio lavoro con la musica. Tra dieci anni, chissà… forse sul colore?
🙂
Caro Marco, è sempre un piacere leggerti. Come è un piacere sapere che hai pubblicato un altro videocorso che sicuramente aquistero’. Ormai li ho tutti, mica posso perdermi anche questo. Felice di leggerti, di considerarti “IL” mio insegnante di Color Correction (e PS in generale visto che per molte cose mi rifaccio ai tuoi insegnamenti), e perdonami se ti considero in un qualche modo mio amico, anche se sfortunatamente per motivi di distanza non possiamo mai vederci per una birra e ci siamo fondamentalmente visti una volta sola, ma te e Daniele Di Stanio siete le persone del CCC con cui mi sento di piu’ (ed è tutto dire visto che ci sentiamo poco :))
A presto, resto sintonizzato 😉