Sei giustamente considerato uno dei fotografi rock più famosi e influenti della storia. Un mio amico che fotografa spesso concerti rock mi ha detto: “per tutti noi, Armando Gallo è Dio!” Hai iniziato con la pellicola, naturalmente, e alcune delle tue foto sono diventate copertine di album assolutamente storici, come “Seconds Out” dei Genesis o “Plays Live” di Peter Gabriel. Come ti sei avvicinato alla fotografia sul palco?Continua la lettura di Armando Gallo – L’intervista | 4 | Fotografia, Photoshop, Tutto→
[La seconda parte di questo articolo si trova qui.]
Non ci furono solo i Genesis, naturalmente… mi ricordo che nel 1987 mi telefonasti un sabato mattina, senza preavviso. Eri a Bologna e mi dicesti: “se puoi prendere al volo un videoregistratore e venire fin qui, puoi incontrare gli U2”. Presi quello che i miei genitori avevano in soggiorno e scesi alla velocità della luce… eri in tour con loro come fotografo, vero? Era il tour di “The Joshua Tree” e ho ancora il mio pass con scritto “VIP”. Com’eri entrato in contatto con loro?
Sai una cosa? Mi sento ancora un po’ a disagio per quel giorno, perché ero… voglio dire, loro erano estremamente protetti, non volevano nulla che interferisse dall’esterno. La prima volta che gli mostrai le mie foto, il loro manager mi disse che non potevo restare nella stanza, e questo accadde soltanto un mese prima dell’episodio che stai menzionando. Quando tu arrivasti io pensai che c’erano troppe persone in quella stanza, ma in retrospettiva vorrei che tu fossi rimasto perché… avresti potuto manovrare il registratore. Quel giorno fu un buon giorno, però: due anni dopo Bono fece una cosa che gli avevo suggerito quel giorno, quando gli mostrai le foto, su come avrebbero dovuto fare i programmi dei concerti. Il programma del tour aveva delle foto tratte dai concerti, e io dissi: “la gente se ne va dal concerto e vogliono portarsi via un ricordo, ma quando avete fatto un mese di concerti dovreste aggiungere delle foto, cambiarle e fare una ristampa.” E fu ciò che fecero per “Love Comes To Town”. Lui fu fantastico: andai a vederli in Australia e mi chiesero di andare con loro in Giappone. Arriviamo in Giappone e Bono dice: “hai visto il programma del tour?” Avevano usato le mie foto. Quindi, vedi, alla fine il giorno che tu venisti a Bologna fu molto bello. Ma a volte quando fai vedere qualcosa a volte non ricevi una gratificazione istantanea. Ho dovuto aspettare due anni perché Bono mi facesse questa incredibile sorpresa. Continua la lettura di Armando Gallo – L’intervista | 3 | Dagli U2 a oggi→
Fu il tuo contatto con Tony Stratton-Smith a condurti ai Genesis?
Il mio contatto con Tony fu una buona cosa. Non continuai a fare il giornalista: ero un grande fan del rock, ma l’anno successivo “BIG” iniziò a vacillare, perché lo stesso editore iniziò a pubblicare “Man” e “Playman”, e boom!, andarono alle stelle. Quindi smisero di pubblicare “BIG”. “BIG” assorbì “Ciao Amici” e divenne “Ciao Big”, e dopo un periodo un po’ caotico riemerse come “Ciao 2001”. Continua la lettura di Armando Gallo – L’intervista | 2 | Genesis→
Armando, com’è iniziato tutto? Se non sbaglio andasti in Inghilterra nel 1966.
Sì. Era l’11 giugno 1966, un sabato. Avevo finito il servizio militare in Italia il 10 marzo e passai i tre mesi successivi a scrivere a ditte che si occupavano di ingegneria in Inghilterra, perché volevo trasferirmi là con un biglietto di sola andata. A Roma lavoravo per una ditta americana che si occupava di sviluppare nuove città in Libia, un lavoro che avevo iniziato prima del servizio militare. Prima ancora avevo lavorato come geometra per SDD, la ditta italiana che stava costruendo l’autostrada tra Messina e Catania. Quando ero all’SDD presi il diploma di geometra studiando alll’Istituto Fevola, la sera, con ottimi insegnanti. In due anni presi un diploma che normalmente ne richiedeva cinque, e così facendo mi misi alla pari con i miei amici adolescenti che avevano passato gli ultimi anni andando a scuola e stufandosi. Scrissi ad almeno trenta ditte londinesi rispondendo ai loro annunci sul London Times che trovavo al giornalaio di Via Veneto, proprio di fronte all’Hotel Excelsior e a un tiro di schioppo dall’Ambasciata Americana. Era fantastico, perché tutti rispondevano e una decina dissero: “quando vieni in Inghilterra, passa a trovarci.” Continua la lettura di Armando Gallo – L’intervista | 1 | Gli inizi→
Questo non è un articolo, ma l’introduzione a una serie di articoli. Di fatto, a una lunghissima intervista. Questo post è diverso da tutto il resto e può sembrare lontano dall’argomento del blog, ma non penso che lo sia. Di certo è un post molto importante per me perché chiude in qualche modo un cerchio apertosi moltissimo tempo fa. Naturalmente, serve una spiegazione. Continua la lettura di Armando Gallo e i Genesis: I Know What I Like→
Ho avuto intenzione d’intervistare il mio maestro e amico Dan Margulis per diverso tempo, e all’inizio di aprile gli inviai una richiesta in tal senso. La sua risposta fu positiva, come mi aspettavo conoscendo la sua disponibilità; ma il diavolo ci mise la coda e così ho finito per mettere insieme le domande solo pochi giorni fa. Subito dopo me ne sono andato per una breve vacanza e le risposte sono arrivate mentre cercavo di abbronzarmi un po’ e contemporaneamente tenere d’occhio mio figlio, che ha sei anni: una contraddizione in termini, come potete ben comprendere. Eccovi quindi l’intervista con leggero ritardo, ma piena di risposte che fanno pensare e onesta come speravo che fosse. Piena anche del ben noto umorismo arguto di Dan, che non sembra mostrare alcun cedimento. Continua la lettura di Un’intervista a Dan Margulis→
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Pensieri sul colore in Photoshop
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