Di norma gli articoli della serie Roadmap riguardano una sola località e non contengono né link né immagini. Questo fa eccezione, perché riguarda tre località distinte e contiene due link doverosi.
Il giorno 26 giugno ho incontrato ad Ancona un fotografo d’eccezione: Daniele Duca. Daniele è in realtà due fotografi, in un certo senso: uno di essi si occupa dell’immagine ufficiale di una delle più note case farmaceutiche italiane; il suo alter ego, racchiuso nello stesso corpo, percorre invece una sua via professionale e artistica lavorando sia per noti brand che per se stesso. Daniele è uno specialista di still life e ha uno stile assolutamente suo, molto riconoscibile. Potete trovare il suo portfolio qui assieme ad alcune pubblicazioni di assoluto valore, tre delle quali edite da Alinari / 24 Ore. L’esigenza di Daniele è quella di tenere sotto controllo nella maniera più precisa possibile il flusso di lavoro per quanto riguarda le sue immagini, soprattutto quelle destinate al suo primo campo d’interesse visto che la sua arte si esprime principalmente in bianco e nero: per questo motivo mi ha contattato qualche tempo fa chiedendomi una giornata di formazione ad hoc. È molto bello rapportarsi con professionisti che hanno già un proprio metodo operativo molto funzionale a ciò che fanno, ma che decidono autonomamente di mettersi in gioco con l’idea di ampliare le loro conoscenze e le loro tecniche: c’è un misto di sfida e di umiltà in questo, e ricorderò certamente il nostro incontro molto volentieri. A margine, ho guadagnato l’onore di ricevere una copia delle sue splendide pubblicazioni, una delle quali amo particolarmente: si tratta di “Proximity” (Alinari / 24 Ore, 2012), un formidabile volume stampato (benissimo) in duotone, una tecnica ormai ben poco usata, con immagini quasi zen in cui la semplice forma di oggetti assai comuni si trasfigura, pur rimanendo riconoscibile, in una ricerca su luce, ombra e contrasto di grande valore e di sapore vintage anche se coinvolge di fatto le più recenti tecnologie fotografiche e di riproduzione. La maniacale precisione che traspare dagli scatti e dalla stampa spiega, indirettamente, il desiderio dell’artista di approfondire la comprensione del colore. Dire che sono stato onorato della sua richiesta è poco, credo.
Il giorno dopo, a Celano, stesso genere di formazione con un altrettanto eccezionale fotografo, il cui lavoro già conoscevo ma che è stato esaltante approfondire. Si tratta di Emanuele Vergari, uno dei più blasonati fotografi italiani in ambito jazz. Specializzato in eventi live (potete vedere alcuni dei suoi scatti qui), Emanuele possiede a mio parere la cosa più importante per un fotografo dopo la tecnica e la cultura fotografica generale: un tocco magico che deriva probabilmente da un talento naturale smisurato. È quasi imbarazzante, devo dire, scoprire che la sua professione ufficiale (si occupa di farmacia) non gli impedisce di produrre scatti che invariabilmente hanno un’intensità emotiva e comunicativa di grande impatto. Emanuele ha più o meno scoperto la correzione del colore tramite i miei videocorsi su Teacher-in-a-Box, ed è quindi sostanzialmente un autodidatta. Ha sentito la necessità di confrontarsi su alcuni argomenti avanzati e da ciò è scaturita una formazione one to one piuttosto atipica e basata sulla discussione della teoria a partire dai problemi pratici, più che sul concetto di formazione tradizionale dei miei corsi in classe. A parte la sorpresa di venire ospitato nella sua bellissima casa in mezzo ai monti abruzzesi, distante da ogni rumore e vera oasi di pace, lo ringrazio per avermi fatto riflettere – forse senza che se ne rendesse consciamente conto – su come alcuni argomenti vadano presentati: invariabilmente imparo da coloro che, molto umilmente, si definiscono miei “allievi” perlomeno quanto loro imparano da me, e questo è forse l’aspetto più interessante per me di ciò che faccio. In ogni caso, spero che di Emanuele, ancora molto giovane, si sentirà parlare anche più di ora: in un campo già difficile come quello della fotografia, il settore dello spettacolo è se possibile ancora più irto di problemi di altri e questo rende lo sforzo di questo fotografo ancora più interessante. Spero trasformare in realtà, assieme a lui, un progetto a cui abbiamo accennato e che vorremmo portare avanti assieme. Per ora, godetevi il suo incredibile portfolio.
Il 28 giugno, infine. La sera precedente, dopo avere lasciato Celano, sono sceso verso Pescara alla vigilia del Creative Summer Festival organizzato da Sciampix con la partecipazione dei White Rabbits (WR). I WR sono un gruppo ormai ben noto a livello nazionale: Andrea Iacca, Francesco Marzoli (che di Sciampix è membro), Andrea Parolin e Mirko Santangelo, propongono una formazione di alto livello a prezzi molto concorrenziali. Il Creative Summer Festival è stato un esperimento: portare un certo numero di persone in spiaggia (letteralmente) e creare un evento didattico a bordo piscina. Può sembrare un’idea assurda, ma ha funzionato: hanno risposto circa 130 professionisti e amatori evoluti, ed è successo il contrario di quello che personalmente mi sarei aspettato: i presenti, suddivisi in due gruppi, hanno ascoltato con attenzione ben quattro seminari tenuti ciascuno da un WR diverso, che si svolgevano in parallelo sui due gruppi. Nessuno ha preferito la pur invitante piscina (era un caldo micidiale, va detto) ai contenuti dei workshop in programma. A dire il vero il diavolo ci ha messo la coda pochissimi giorni prima dell’evento: l’incontro era stato programmato in una certa sede che è diventata inagibile a causa del maltempo, ed è quindi stato spostato in extremis presso uno stabilimento balneare sul lungomare di Pescara. La prima soluzione avrebbe visto gli eventi svolgersi sotto un grande gazebo, quindi relativamente al chiuso. Il sistema di proiezione, pur valido, ha invece sofferto un po’ a causa del fatto che la nuova sede obbligasse a svolgere le lezioni all’aperto sotto il sole verticale della tarda mattinata, e questo ha causato qualche piccolo problema di visualizzazione a chi stava seduto nelle retrovie; ma a parte questo, la formula ha funzionato a dovere. A questo incontro ho partecipato in qualità di spettatore ospite, ma ne devo scrivere perché si è trattato in un certo senso della chiusura di un cerchio. E vi vorrei spiegare perché.
I WR si sono di fatto formati ad Assisi nel novembre 2010, dopo essersi incontrati a un meeting della serie Arrivano i Guru a cui avevo partecipato anch’io. L’ospite d’onore, quella volta, fu nientemeno che Dave Cross. In quell’occasione li incontrai personalmente per la prima volta. Uno di loro, Francesco Marzoli, è stato colui che in seguito ha concepito l’idea del “mio” Color Correction Campus, tenutosi per la prima volta a Pescara nel marzo 2011: sua l’idea, suo il nome, suo il primo logo. Io ho dovuto solo raccogliere qualcosa di pronto, e di questo gli sarò per sempre grato. Francesco ha insegnato assieme a me nel primo CCC della storia; Andrea Iacca mi ha affiancato, in ruoli diversi, a Ostuni nel 2011 e a Bari nel 2012; Andrea Parolin è stato mio “allievo” (di nuovo, le virgolette sono obbligatorie) a Roma in quello che fu per quanto mi risulta il primo corso di correzione del colore mai tenutosi nella capitale, nel mese di ottobre 2011; con Francesco abbiamo condiviso la bellissima esperienza di Reggio Calabria che non a caso abbiamo battezzato White Campus. Mi sembra la descrizione di un rapporto che positivamente si è spinto verso il suo futuro. Ma una cosa è doveroso specificare, e ci tengo a farlo. Non tolgo nulla, assolutamente, agli altri tre WR, ma mi riferisco qui a Francesco Marzoli in particolare semplicemente perché a Pescara, con il Creative Summer Festival, giocava in casa e so che il primo embrione di questo anomalo evento è stato concepito da lui mesi fa. Francesco è anche il WR che conosco meglio, visto che ha organizzato ben tre dei miei Campus, tra cui il primo Campus di secondo livello nel mese di aprile 2012. E vorrei dire questo: Francesco ha il formidabile dono di fare incontrare le persone. Venerdì sera, durante la cena da lui organizzata, ho osservato il tavolo attorno a cui mangiavamo; eravamo credo venticinque, e tra questi almeno dieci erano docenti in ambito Photoshop e dintorni. C’erano i quattro WR, io e Marco Diodato, cinque esponenti del NAD di Napoli venuti apposta a Pescara per l’occasione; e per quanto ne so forse anche qualcun altro che, con regolarità o saltuariamente, si occupa d’insegnamento. Ebbene: almeno dieci persone concorrenti sulla carta non solo non hanno mai percepito il fatto di essere concorrenti, ma hanno pure cercato di trovare gli spazi per progetti comuni. Intendo scambi, collaborazioni, offerte di realizzare eventi congiunti e cose simili. Questa, mi permetto di dire, è una merce rara in generale; ma nel tumultuoso campo della didattica italiana su questi argomenti è merce rarissima: troppe invidie, troppo arrivismo, troppa intolleranza a volte nei confronti di chi osa fare una proposta didattica di rottura. Molti feudi, molte divisioni e incomprensioni. La mia idea è invece che c’è posto per tutti; la mia idea è che la buona didattica, alla fine, prevarrà su quella meno strutturata per semplice legge di selezione naturale; la mia idea è che la buona didattica dei colleghi (e non concorrenti) possa stimolare un miglioramento generale a grazie a una sana competizione, che però non esclude la condivisione. Sabato sera, a titolo di esempio, ho sentito uno dei docenti spiegare individualmente a una fotografa partecipante un certo concetto utilizzando un modello che nella sostanza è il mio. La cosa non mi ha reso geloso, né particolarmente tronfio: ma sono stato soddisfatto di constatare che qualcuno che fa il mio stesso percorso consideri un mio esempio abbastanza buono da riprenderlo quasi in toto. Durante uno degli interventi ho sentito un docente propagandare l’esistenza del mio corso sullo sharpening, facendo spontaneamente il mio nome e cognome assieme al nome di Teacher-in-a-Box; e sono certo al 100% che lo avrebbe fatto anche se io non fossi stato nei dintorni. E sempre sabato, al festival, diverse persone sono venute a chiedermi delle cose e a informarsi sui miei corsi senza che nessuno guardasse con sospetto o invidia a questa cosa. Ebbene, in sostanza: tutto ciò dimostra che è possibile condividere non solo la conoscenza, ma anche i contatti e le dinamiche, senza timori e senza gelosie. Sarebbe ora passata che l’aria cambiasse, e da parte mia tutti sanno che io sono perfettamente disposto a fare lo stesso nei confronti di chiunque, con l’unica speranza che lo stesso venga fatto nei miei confronti. Questo atteggiamento, per come conosco l’uomo, è per me firmato al 100% Francesco Marzoli; beninteso, non perché i suoi compagni si comportino diversamente, anzi!, ma perché questo è il suo carattere. Il suo obiettivo non è tanto insegnare, che ne so, gestione del colore, quanto riunire assieme persone legate dalla stessa passione e dallo stesso interesse – e in questo certamente ho incontrato un maestro.
L’aneddoto finale: quando Andrea Iacca mi ha presentato al pubblico, senza che io me lo aspettassi, la gente si è girata verso di me e io mi sono alzato; evidentemente qualcuno si aspettava che dicessi qualcosa, come “buongiorno, venite ai miei corsi e non ve ne pentirete”. Lo avrei trovato sinceramente imbarazzante, soprattutto in piena spiegazione del seminario di un collega, ma un neurone ha funzionato, salvandomi: ho detto semplicemente: “buongiorno, io sono… l’amico di Andrea Iacca”. Con notevole tempismo si è alzato Marco Diodato, pure nominato, e ha aggiunto “e io sono l’amico di Marco Olivotto…”. Questo sintetizza tutto, per quanto mi riguarda: amicizia, ma anche stima professionale e, finalmente, la sensazione netta che si possa davvero sedersi attorno a un tavolo senza preoccuparsi di cosa qualcun altro avrà voglia di dire pro o contro di te, semplicemente perché questo qualcun altro ti considera un pari e non un paria – se mi è consentito il gioco di parole.
Speriamo che, a tanti anni di distanza, la speranza che fu di Bob Dylan si avveri: The times they are a’changin’ – i tempi stanno cambiando. Sarebbe ora, e a Pescara ho avuto una volta di più la sensazione che quest’ora sia ormai giunta: grande, libera, sincera sensazione. Grazie Francesco Marzoli, grazie White Rabbits.
Infine, al mio ritorno a casa avvenuto nel tardo pomeriggio del 29 luglio, ho letto la mail e ho trovato una notizia arrivata pochi minuti prima che scendessi dall’automobile. Si tratta di qualcosa di cui non parlerò per ora, limitandomi a dire questo: è una conferma abbastanza incredibile di una mia intenzione che però non avrei mai potuto immaginare un anno fa, e che nel 2007, quando iniziai in solitaria questo percorso attraverso il colore, non avrei neppure mai potuto sognare. Si tratta di un grande onore e di una grande responsabilità che riguarderà un numero molto vasto di persone, a livello internazionale. Spero di esserne degno, ma accolgo questo passo con un sorriso fiducioso, come cerco di fare con ogni passo importante. Restate sintonizzati, prometto che ne parlerò presto – ma non ora.
Complimenti, sia per i fotografi che hai citato (che non conoscevo, mi hai fatto, in tal senso, un grosso regalo), sia per il meraviglioso ambiente che, si grazie a Marzoli, ma anche alla tua grande persona e personalità nonché modestia hai sicuramente e fortemente contribuito a creare. Grandi Rabbits (abitassi più vicino vi verrei a trovare senz’altro) ma anche grande Marco (anzi tutti e due i marchi), grande RBG e tutti i suoi componenti, grande Barranca, grande Fruet, Di Stanio, Bertozzi. Ed infine grandi anche gli allievi CCC (dei quali mi onoro di far parte, il diploma del 1° livello campeggia fiero appeso in camera mia ed attende il suo compagno di 2° livello). Spero un giorno di essere dei vostri anche io (ci stò lavorando). Chiedo venia a tutti quelli che ho dimenticato di citare ma, grazie ai quali, stò crescendo
Sei un fottuto bastardo. Mi devi far commuovere. Grazie per le bellissime parole Marco. Davvero. E’ importante capire il proprio dono nella propria vita. Non importa quanti anni tu abbia, se ne hai 8 o 70, io sono sicuro di averlo capito e anche le tue parole, ne sono la conferma. Grazie di cuore Amico.
A parte gli scherzi di cui faccio oggetto Francesco ogni tanto, e in generale gli altri WR, ritengo Francesco un professionista vero dell’insegnamento, una persona che non si tira mai indietro davanti ad una richiesta d’aiuto quando si tratta di imparare cose che lui sa e tu no. Ho avuto l’onore di conoscerlo anni fa e nel corso del tempo di apprezzarlo sempre più ed è grazie a lui che ho scoperto i WR e il CCC. Grazie a lui ho conosciuto Andrea Iacca, per me, nel mio piccolo, un faro nella nebbia per quanto riguarda la mia formazione, Mirko Santangelo, ragazzo dalle mille sfaccettature e dalle grandi qualità professionali e per ultimo ma non ultimo, Andrea Parolin, veneto puro e crudo con capacità professionali veramente invidiabili.
Nell’anno che sta scorrendo ho riflettuto che la mia vita grazie a queste persone ha compiuto una svolta di 180° in ambito lavorativo e di socializzazione, ho conosciuto grazie a loro decine di altre persone e ognuna di loro, compresi quelli che hanno scritto i commenti prima del mio, mi hanno dato qualcosa, quasi sempre senza che io dessi nulla a loro, almeno credo. Sono grato a Francesco per i suoi iniziali incipit che mi hanno spinto a migliorarmi, grazie, grazie, grazie. Scusa se ogni tanto ti “vignetterò” ma lo faccio solo con chi stimo e amo sinceramente. 🙂
Ciao Marco, è proprio vero che solo nella condivisione è il vero valore delle cose. Della conoscenza in modo particolare. E’ stato un vero piacere conoscerti, ti aspettiamo presto a Napoli.
Sempre un piacere leggerti Marco… continua cosi’ 🙂
Grazie Marco per tutto ma soprattutto per l’amicizia!! L’amicizia è una cosa rara e si è fortunati quando la si incontra.