Approvato, si stampi

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Una telefonata inaspettata

Questo articolo si innesta perpendicolarmente alla Roadmap del 10 maggio relativa all’edizione 2013 di Grafitalia. La mattina di martedì 7 maggio stavo per entrare in ascensore diretto al parcheggio dell’hotel per raggiungere poi la fiera, quando mi è suonato il telefono. Era Claudia Rocchini, ben nota giornalista e reporter nonché fotografa naturalista, che mi chiamava in maniera abbastanza concitata a causa di un problema annoso: «ho portato una ventina di fotografie in tipografia per una produzione, ma non vogliono saperne di RGB e mi chiedono di convertire in CMYK: sto andando lì, che devo fare?»

La prima risposta non era un’opzione: «se non avessi un seminario alle undici verrei con te…» La seconda è stata migliore; come molte buone (credo) risposte è stata in realtà una domanda: «che hai da fare stasera? abbiamo tempo fino a stasera?» Per fortuna avevamo tempo. Alle 18 sono quindi partito da Rho in direzione Pavia, non prima di avere ascoltato le previsioni oscure di rovesci di traffico inenarrabili fatte da coloro che a Milano ci vivono e sanno come sono le strade. Invece, no, la fortuna era dalla mia parte: in quaranta minuti ero a casa di Claudia.

Prima (sopra) e dopo (sotto): un intervento minimo ma essenziale per far risaltare il piumaggio e gli occhi. Conversione CMYK -> sRGB per l'articolo.
Prima (sopra) e dopo (sotto): un intervento minimo ma essenziale per far risaltare il piumaggio e gli occhi. Conversione CMYK -> sRGB per l’articolo.

Coincidenze, ma anche no

Credo che concorderete che una sessione finale di conversione RGB -> CMYK su immagini non proprio facili, la sera stessa del primo giorno di una fiera in cui si parla quasi esclusivamente il linguaggio della quadricromia in una forma o nell’altra, è quasi un segno del destino. Quella sera io e Claudia riuscimmo in quattro intenti diversi (non intenti di rendering, eh – mi riferisco a “intenzioni”): chiudere il lavoro di conversione; cenare; raccontarci le cose che due buoni amici si raccontano a cena e dopo; mettere in cantiere una mia intervista per Fotografia Reflex, uscita sul numero di giugno. La fotografia che trovate nella rivista è stata scattata proprio a casa di Claudia, con il solo ausilio di una lampada da tavolo. Il sottoscritto, semiallucinato dopo la fiera e in serio debito nei confronti di un pettine, non avrebbe potuto essere più nature di così. Il ritocco beauty non era contemplato, con buona pace dei photoshoppisti più incalliti.

Nella rivista racconto a un’incuriosita Claudia un po’ di cose: su cosa si basa il metodo numerico di correzione del colore introdotto da Dan Margulis, come ho inziato, che è possibile correggere il colore senza quasi guardare l’immagine, le difficoltà della didattica in Italia, cosa penso che succederà in futuro. Vengo presentato, non senza un po’ di imbarazzo da parte mia, come “un grande specialista di correzione colore”. Disclaimer – a questo punto: sì, forse lo sono, grazie a tutti gli errori che ho commesso. Gli errori sono una parte fondamentale del processo di apprendimento in questo campo, in cui le basi teoriche sono essenziali ma arrivano solo fino a un certo punto. Poi servono immagini. Migliaia di immagini. Centinaia di migliaia di immagini. Fino a quando guardi una foto per tre secondi e dici – no, non poteva essere così gialla, quella luce. E intervieni. Non per neutralizzarla a tutti i costi, ci mancherebbe; ma per ridare a chi guarda la sensazione di ciò che ha visto. In certi casi, serve.

L'originale ha colori ampiamente fuori dal gamut CMYK. In questi casi è essenziale lavorare con il fotografo a fianco: fino a dove ci si può spingere? Quanto è possibile illudere l'occhio di stare osservando qualcosa di più verde-azzurro di quello che è possibile stampare? Quanto possiamo staccare i soggetti dallo sfondo?
L’originale ha colori ampiamente fuori dal gamut CMYK. In questi casi è essenziale lavorare con il fotografo a fianco: fino a dove ci si può spingere? Quanto è possibile illudere l’occhio di stare osservando qualcosa di più verde-azzurro di quello che è possibile stampare? Quanto possiamo staccare i soggetti dallo sfondo? (Sopra, il prima; sotto, il dopo.)

Approvato, si stampi

Quella serata è comunque rimasta memorabile per diversi motivi. Innanzitutto, le fotografie naturalistiche di Claudia sono spettacolari, e ne pubblico alcune qui (prima e dopo) con il suo permesso. Altrettanto interessanti sono, devo dire, le sue cotolette impanate. Inoltre quella sera, mentre armeggiavo con una curva nel canale M di una conversione appena effettuata, ho parlato al telefono con Michele Buonanni, direttore editoriale di Editrice Reflex Srl, che non credo abbia bisogno di presentazioni in Italia. Michele mi confermava a voce una mezza proposta uscita al Photoshow di poche settimane prima, in cui si era ipotizzato di far partire sulla rivista una rubrica mensile dedicata al colore e alle sue aree limitrofe, per così dire. E così, a inizio maggio, in un appartamento accogliente, circondato da fotografie di animali separate in quattro colori meno vivaci di quello che avrei desiderato, venivo a sapere che sì, c’era un “approvato, si stampi” sulla mia persona.

Non ho annunciato questa novità prima di oggi perché volevo essere sicuro che la cosa fosse under way, come si dice. Ebbene, lo è: troverete il primo articolo della mia serie sul numero di Fotografia Reflex di luglio, e si partirà dalle basi: un po’ farraginose, forse, ma necessarie. In particolare, parlerò di monitor, visto che uno dei problemi più annosi e ricorrenti riguarda la coerenza cromatica. Antipasto fatto con elementi di base di gestione del colore, dal punto di vista pratico che interessa i fotografi e in generale chi opera con le immagini, per poi passare presto agli argomenti più vicini a ciò di cui mi occupo di solito.

 

Perché su una rivista di fotografia?

A questo proposito, ho recentemente verificato un fatto interessante e in completa controtendenza con alcune affermazioni che ho sentito girare recentemente. Le tecniche elementari di correzione del colore non sono affatto radicate nella cultura della post-produzione in Italia. Non solo, ci sono più storture di quante se ne possano immaginare: sulla funzionalità delle regolazioni, sul fatto che certe regolazioni si comportino in un certo modo piuttosto che in un altro, sul fatto che certe regolazioni rovinino, addirittura, l’immagine, ir-re-pa-ra-bil-men-te, PUNTO. Vorrei essere chiaro: quanta fuffa, ragazzi. Sono sinceramente sorpreso di sentir dire che le curve sono roba vecchia e decrepita, quando in realtà pochi le usano come dovrebbero essere usate e comprendendole fino in fondo. Fermo restando, naturalmente, che non sfruttare i semi-automatismi di strumenti validi almeno fino a un certo punto come ACR sarebbe errato. Ma da lì a derubricare i metodi fondamentali come obsoleti e addirittura dannosi nei confronti degli utenti, credo ce ne passi.

Questo, a mio parere, spiega il seguito che in questi tempi difficilissimi la materia sta comunque avendo; e non mi riferisco soltanto al seguito delle mie iniziative, ma anche alla vivacità di siti come Albero del Colore, il ben noto laboratorio di Daniele Di Stanio (anzi, restate sintonizzati perché credo che si vedranno presto delle interessanti novità), e all’interesse suscitato dal nuovo format didattico di Alessandro Bernardi denominato, con esemplare chiarezza d’intenti, Photo To Video. Un format, ci tengo a dire, che si appoggia ora anche sulle grandi competenze di un collega stimato e serio come Claudio Lodi. Che piaccia o no, nei nostri rispettivi ambiti, le mie iniziative, quelle di Daniele e quelle di Alessandro hanno una radice comune molto forte: ci abbiamo provato, credendoci, e le abbiamo messe in piedi. Niente di più, niente di meno – come direbbe una mia cara amica. Penso, naturalmente, anche al contributo enorme dato alla materia da Giuliana Abbiati, che ha realizzato sotto la supervisione di Dan Margulis, assieme ad Alessandro Bernardi e con un mio minimo contributo alla documentazione il formidabile pannello PPW, giunto ormai alla sua terza edizione, facendosi carico di tutto il complesso scripting e inserendovi più opzioni di quelle che probabilmente riuscirete oggi a trovare in un pannello di Photoshop. Penso alle preziose e geniali idee di Davide Barranca, che è passato da ALCE a Double USM dimostrandosi ancora una volta uno dei più profondi conoscitori delle dinamiche del contrasto locale in Italia e forse non solo. Penso alla continua attività didattica di Tiziano Fruet e Marco Diodato, che forse sembrano più defilati di alcuni altri di noi ma non lo sono affatto.

Non sto nominando i soliti noti: io credo davvero che le risorse messe a disposizione da questo gruppo di persone siano valide e oneste, e che possano anche rappresentare un modello di collaborazione disinteressata. Un modello perfettibile, ovviamente: ma che qualcosa si stia muovendo lo dimostrano le persone che scrivono, o vengono a salutare dopo i seminari e i workshop, e ringraziano per il volume di informazioni utili che è stato messo in circolazione. Sottolineando, fatto quasi incrediblie in Italia, che quelle risorse dovrebbero essere a pagamento, per quanto valgono. Onestamente, quelli sono i momenti in cui davvero ci credo fino in fondo. Ne segue che questo tassello che passa per me ed è legato a Fotografia Reflex si aggiunge semplicemente alla piramide già ben solida che è stata costruita da tutti noi, a volte congiuntamente, a volte no, negli ultimi anni.

Potrebbero sembrarvi uguali ma non lo sono: la versione post-prodotta per la stampa è una delle più delicate nel set che io e Claudia abbiamo affrontato: cercate le differenze - sono assai sottili. Mi sono così affezionato a questo animale che gli (le...) ho dato un nome: Angie. (Hint: "Angie, Angie... ain't it good to be alive?")
Potrebbero sembrarvi uguali ma non lo sono. La versione post-prodotta per la stampa (sotto) è una delle più delicate nel set che io e Claudia abbiamo affrontato: cercate le differenze – sono assai sottili. Mi sono così affezionato a questo animale che gli (le…) ho dato un nome: Angie. (Hint: “Angie, Angie… ain’t it good to be alive?”)

Avanti, sempre

Non mi risulta che in questo momento in Italia ci sia una rivista che dedichi con costanza una congrua fetta del proprio spazio, misurabile in qualche pagina, a questioni legate direttamente al colore. Io spero che questo possa essere l’inizio di una presa di coscienza nei confronti di una cultura, quella appunto del colore, che scopro spesso fragile per non dire latitante. Senza trionfalismi, senza proclami, ma con la serena coscienza che tutto questo, nell’arco di poco più di due anni, è accaduto grazie alla bontà e alla trasparenza di una proposta collettiva che ormai qualche migliaio di persone ha potuto toccare con mano e verificare di persona.

A tutti loro, e a tutti i compagni di viaggio e di cordata, grazie: anche perché queste risorse, ricordiamolo, sono per tutti. La correzione del colore è per tutti, e per tutti sono le tecniche che da essa scaturiscono e invadono anche altri campi. C’è naturalmente posto per tutto il resto, per soluzioni alternative, per metodi anche in contraddizione: e perché no? Ma, reciprocamente, c’è posto anche per questo.

E i progetti non finiscono qui: a breve ci saranno altri videocorsi, in un formato un po’ particolare, è in cantiere un’iniziativa in stile CCC ma molto monografica e focalizzata su certe modalità di intervento, e forse – se tutto va come deve andare – qualcosa di congiunto organizzato dai membri del gruppo.

Io, personalmente (ma ne parlerò a tempo debito) ho appena finito un secondo beta-reading per un fotografo australiano di nome Russell Brown: un’interessante visione “sghemba” su alcuni temi di post-produzione e di correzione del colore, molto orientati ai fotografi e alla loro creatività. Inoltre ho scritto la prefazione per un libro il cui titolo è ancora coperto da segreto, che uscirà presto per un grosso editore nazionale. Diciamo che si parla di nuove tecnologie e fotografia: una sfida perché è richiesto di guardare al futuro.

E proprio questa filosofia, spero, sarà quella che informerà i miei articoli su Fotografia Reflex: guardare al futuro, tenendo ben presenti il presente e il passato. Per questa opportunità ringrazio Giulio Forti, editore; Michele Buonanni, direttore editoriale; Sergio Grandi, responsabile di impaginazione con cui ho delle gradevoli e approfondite discussioni sulle idiosincrasie di CMYK, di tanto in tanto; e soprattutto Claudia Rocchini, responsabile della comunicazione e dei social network, della cui amicizia mi pregio di godere – prima ancora che della sua grande professionalità.

Grazie e buona lettura a tutti!
MO

13 commenti su “Approvato, si stampi”

  1. Veramente le modifiche ad Angie sono piuttosto vistose, hai aperto le ombre sul muso e sul piumaggio concentrando così il punto di interesse dove doveva essere.
    Bravo! e grazie per la lettura del mio blog. Ciao!

    1. Grazie Claudio – anche se tu non fai molto testo: hai l’occhio clinico, in vari sensi!

  2. Marco,
    è un’ottima notizia proprio perché va in quella direzione divulgativa di cui si parlava. Proprio grazie all’ opera delle persone che hai citato che operano in forme diverse ma con lo stesso entusiasmo spero, ma in realtà lo credo, che questa cultura del correzione del colore che non è affatto radicata come giustamente dici, si diffonda non come verità ma come qualcosa su cui ragionare.

  3. Grazie Piersimone: sappiamo bene che il concetto di “verità” del colore si schianta nel momento in cui esaminiamo la stessa immagine su due monitor diversi, non importa quanto bene calibrati, caratterizzati e profilati. Esistono valori assoluti che gli strumenti possono misurare, ma purtroppo il loro giudizio (numerico) spesso non collima con il nostro giudizio percettivo. La materia è complessa e prendere delle posizioni rigide è quanto di più deleterio si possa fare – tranne che sulle procedure che sono oggettivamente errate, naturalmente.

  4. Grande Marco!!!! Sarò costretto a tornare a comprare una rivista fotografica dopo tanti anni che avevo deciso di smettere….
    Le modifiche alle foto sono davvero minime, in alcuni casi, ma sostanziali per la resa finale…
    Complimenti ancora e grazie per la “solita” condivisione…..
    Ciao

    1. Grazie Davide! Sì, non sono di certo immagini iper-prodotte, anzi: se hai letto l’articolo con Claudia ci siamo anche posti oò problema etico di fino a dove sia possibile spingersi prima di fare un torto al soggetto, che è comunque calato nel suo habitat naturale. Nei corsi e nelle dimostrazioni spesso si fanno vedere manovre molto incisive per dimostrare un effetto, ma… i casi di produzione reale molto spesso richiedono interventi molto minori di quelli che si fanno in sede didattica. A presto!

  5. Argomento affascinante e com promesse molto impegnative. Sarà la volta buona che un fotografo generico medio e consapevolmente ignorante come il sottoscritto, potrà trovare , più che delle risposte i giusti riferimenti? Lo spero ! Magari con riferimenti alla stampa chimica tradizionale, così per aiutarci a capire più facilmente. Confido nell’autorevolezza che si è guadagnata REFLEX negli anni.
    Buon lavoro.
    Quintino Zicarelli

    1. Quintino, grazie e benvenuto sul blog!
      Sono molto felice, confesso, di essere entrato almeno per ora nella squadra di Fotografia Reflex, e spero davvero di poter dare un contributo. Quello che chiedi non è facile: la stampa tradizionale segue altre vie rispetto alle tecnologie odierne; la differenza più marcata, forse, è che all’epoca (soprattutto quando si partiva da un negativo) era la stampa a far fede, mentre oggi si parte dal monitor e a volte ci si fida di lui in maniera piuttosto acritica. Però lo spunto è interessante… ho un passato, peraltro da amatore, che ha le radici proprio nella stampa chimica (ne parlo in un vecchio articolo, che trovi qui), e chissà che un qualche filo conduttore, perlomeno di confronto, non si riesca a trovare. Grazie ancora, e a presto!

  6. Tuo “allievo” tramite i corsi di TIAB, ho già letto l’articolo su fotografia reflex.
    Ti aspetto con prossimi articoli sono molto curioso. ancora complimenti per il tuo impegno.
    A.G.M.

    1. Grazie mille, Gabriele – mi fa molto piacere. Il prossimo articolo estenderà il discorso relativo al profilo colore del monitor a qualcosa che ci avvicinerà finalmente a poter poi introdurre dei concetti pratici, operativi e utili nella vita di tutti i giorni. A presto e benvenuto su questo blog.

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