Roadmap #17 – Napoli

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Ci sono alcune Roadmap difficili da scrivere perché troppo dense. In teoria sarebbe meglio farlo a distanza di qualche giorno, lasciando il tempo alle immagini di sedimentare – ma la filosofia di queste brevi note è disciplinata e ferrea: scrivere subito, d’istinto, possibilmente entro la mezzanotte del giorno a cui si riferiscono: da una stanza d’hotel, da un bar, da qualsiasi luogo.

Napoli è una città densa per definizione. È tutto e il contrario di tutto, e può risultare la città più amabile o odiabile della storia, a seconda dei punti di vista. Ci sono arrivato per la prima volta in aereo ieri sera, e devo dire che atterrare di notte sorvolando il golfo e poi le case è un’esperienza unica. Anche il viaggio in taxi verso il centro è stato un’esperienza, di quelle che uno spera che rimangano uniche. La guida Napoli-style è nota in tutto il mondo, ma io sono finito in auto con il Niki Lauda partenopeo. Irripetibile (spero).

NAD School è una fantastica struttura, curata in ogni dettaglio, ospitata in un enorme palazzo storico di Piazza Bovio. Nello stesso palazzo, alla scala accanto, il Bovio Suite Hotel, da cui sto scrivendo – un accogliente e tranquillo B&B letteralmente a due rampe di scale dalla scuola.

L’invito di NAD School è scaturito dall’incontro che abbiamo avuto a Pescara la scorsa estate; e, neanche tanto indirettamente, da Francesco Marzoli, che (ho saputo oggi) scriveva i messaggi a Elena Caselli, di NAD, in funzione di spirito-guida di questo workshop. Beh, Francesco, hai funzionato. Gli iscritti erano venticinque, letteralmente stipati nell’aula più grande della scuola. Un pubblico attento e molto partecipe, che ha fatto diverse domande per nulla banali. Come spesso accade, la discussione è proseguita anche all’ora del pranzo, dove si è parlato di stampa, di profili colore, perfino di diritti legali.

Uno degli eventi graditi: ho conosciuto finalmente di persona quella che è stata di certo la mia allieva più giovane – Dalila Melotti, di anni quattordici. Finalmente, perché aveva progettato una puntata a Roma al Photoshow dello scorso anno per vedere un paio dei miei seminari brevi, ma all’ultimo momento c’era stato un impedimento. Qualcuno è venuto da Ischia, qualcuno addirittura da Roma: sempre motivazioni che, per come sono fatto, mi spingono a cercare di fare meglio possibile.

Trovo interessanti due cose, dalla mia parte della barricata. La prima è che non riesco a ripetere uno schema predefinito: molte persone non si rendono conto, almeno fino a che non vedono due volte lo stesso programma, quanto margine di (spero positiva) improvvisazione mi riservo. Troverei letale l’idea di rigurgitare, in qualche modo, semplicemente uno schema che ho imparato. Certe volte questo funziona egregiamente, certe volte porta a madornali errori. Come ogni rischio, d’altronde: e questa è la seconda cosa interessante – il mio errore in esecuzione. Oggi ne ho commesso uno, realizzando una manovra in Lab su un’immagine che di solito destino a CMYK. Era un errore di distrazione, in realtà, ma quando sei passato oltre il bordo e ti accorgi di avere sbagliato, non c’è recupero. Devi tornare indietro, spiegare cosa hai sbagliato e rettificare. Bene – sono dei momenti molto istruttivi per me e credo che lo siano anche per i presenti, perché l’analisi di un errore è sempre un potenziale momento di maturazione.

La novità più grossa dal mio punto di vista è che in questo workshop per la prima volta ho deciso di fare quattro immagini al volo, all’inizio, senza spiegare nulla. L’idea, come ho spiegato stamattina, è che insegnare a qualcuno a scrivere la parola “acqua” fino a che non ha bevuto è perlomeno strano. Anche perché poi, di colpo, sembra che l’acqua si materializzi dal nulla. Invece no, ho detto, proviamo a fare il contrario: ecco, questa si chiama acqua, assaggiatela. Poi vi spiego come scrivere la parola che la identifica. Dai feedback che ho ricevuto mi sembra funzionare bene, come idea.

Concludo con una serie di pensieri in ordine sparso.

Napoli ha conservato la civilissima usanza di offrire un bicchiere d’acqua assieme al caffè. Nord: imparare!

La pizza a Napoli è un’altra cosa.

Se riesco a entrare, domani prima di partire vado a visitare la Cappella Sansevero, a pochi passi da qui. Tra le alte cose, Raimondo Di Sangro fu uno dei pionieri della stampa a colori, nel ‘700: non posso non visitare i suoi luoghi segreti.

Spero di tornare a NAD School: è un bellissimo luogo gestito da bellissime persone che credono in ciò che fanno. E grazie di cuore per la cena e le storie, ragazzi.

Infine, una precisazione. Oggi, probabilmente dopo avermi visto rimuovere una dominante impossibile da selezionare con tre click di numero e senza maschere di livello, un partecipante ha mi ha taggato su Facebook scrivendo: “quest’uomo è dio”. Vi prego, no: nella maniera più netta. Non sono nulla del genere: ho solo studiato a fondo, visto decine di migliaia di immagini, passato le notti a spremere ogni pixel che potevo. E ho fatto errori, tanti, da cui ho imparato, tanto. Non so se questo passi o meno, ma offro molto spesso i miei errori a chi viene in classe; in fondo sono la mia gamma dinamica, che è la cosa piu preziosa che ho. Ma non c’è nulla di magico o soprannaturale in quello che faccio. Lo so, sembra difficile – ma il trucco è solo quello di pensare per canali, alla fine. Di dei ce ne sono alcuni in giro, e di solito non si possono contraddire: rivendico una differenza – che è quella di cercare di non partire con dei preconcetti, e di ascoltare ogni flusso di lavoro con attenzione, perché magari – hai visto mai? – forse in certi casi anche Luminosità/contrasto può offrire del buono. Nulla di divino: solo tenacia e testardaggine. E desiderio di comunicare le cose che ho imparato e imparerò, fino a che avrà un senso.

Grazie NAD e grazie Napoli! Alla prossima, spero presto…
MO

11 commenti su “Roadmap #17 – Napoli”

  1. Se ci pensi Marco, le immagini al volo sono quelle che faceva Dan nei primissimi DM-Day (suscitando: “sgomento”, per dirla in maniera morbida). Evidentemente ora che certi concetti sono un po’ più diffusi – merito condiviso tra i molti che hanno contribuito – rischi un po’ meno la vita facendo certi esperimenti.
    A meno che il tuo continuo viaggiare non ti stia portando all’emulazione volumetrica del Maestro (una pizza qui, un suckling pig là), cosa che ti metterebbe al riparo dai pericoli dell’insegnamento, esponendoti però a quelli del colesterolo. Resta Olivotto che ti conviene 😉
    Keep going!
    D.

    1. Del volume preferisco non parlare 🙂 – d’altronde quando si viaggia a Sud la gastronomia locale diventa inevitabilmente parte del gioco. Niente suckling pig, comunque…

  2. Che dire? Grazie Marco, è stato bellissimo averti con noi, sono felice di aver dato a tanti l’opportunità di conoscerti ed imparare con te. Grazie della bella serata in chiacchiere e delle parole che ci hai dedicato in questo pezzo. Grazie anche a Francesco Marzoli, che ci ha fatti conoscere 😉 .
    Ora dobbiamo solo organizzare la prossima data insieme! Buon ritorno a casa e, mi raccomando, la pizza è quella che hai mangiato ieri, diffida delle imitazioni!

    1. Prometto che istruirò opportunamente i peraltro bravi indiani che ormai sono arrivati al rango di pizzaioli in Trentino sull’importanza delle ricette tradizionali e soprattutto su quel “qualcosa di personale” che la vera pizza dovrebbe avere… 😉

  3. Caro Marco, in un mondo di immagini dove tutto sembrerebbe da correggere o aggiustare perché impreciso o non abbastanza iperrealistico, la tua presenza di ieri, compresa la piacevolissima pizza al sottofondo musicale folko-aulico-andino, è stata assolutamente illuminante e perfetta.
    Grazie ancora.

  4. Marco la prossima volta dobbiamo fare almeno qualche esercizio pratico sul campo… la materia è molto articolata!
    Spero di incontrarci presto per qualche altra tecnica da applicare sui ritratti e sulle dominanti in genere.
    Saluti Mauro

    1. Grazie Mauro – lo so, il vero limite (o caratteristica) dei workshop è che non c’è il tempo materiale di far lavorare i presenti, anche a causa del numero che sarebbe troppo elevato per un corso vero e proprio. Ma se convinci NAD a organizzare un CCC, forse… 😉

  5. Grande Marco..L’idea di trattare 4 immagini prima di farci capire è stata fondamentale,psicologicamente ci hai dato un motivo in più sin dall’inizio per seguirti seriamente.Mai avevo pensato di correggere un’immagine jpeg ,praticamente gialla,ed aver una resa buona senza incremento visibile di rumore.Non è che da oggi non scatterò più in RAW e sbaglierò tutte le volte il WB (spero di farlo mai )pero se dovesse capitare so come affrontare il problema.Senza contare tutto il resto delle dritte che ci hai dato(perchè poco attinenti con il mio lavoro ,essendo un fotografo cerimonialista ) questa corso per me è stato fondamentale.Facci sapere quando ritornerai in zona con un work più pratico.Grazie

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